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Netflix: la vittima è l’attenzione

Netflix: la vittima è l’attenzione

Immersi in nuove abitudini digitali forse fatichiamo a renderci conto del loro impatto sulla nostra attenzione, anche nei momenti di svago. In questo articolo ho voluto analizzare due nuovi fenomeni in relazione al consumo di intrattenimento nell’epoca del “doppio schermo”.

L’attenzione è una risorsa preziosa. Determina il nostro modo di apprendere, interagire con il mondo e noi stessi, di ricordare, di prendere decisioni. Quando siamo davvero concentrati su un’attività, la nostra mente si immerge nell’esperienza (flow), favorendo la comprensione, la creatività e la soddisfazione personale. L’attenzione è divenuto negli anni un prodotto da comprare e vendere. Non a caso si parla di “Economia dell’Attenzione”: se non ci rendiamo conto del suo potere, qualcun altro lo ha fatto creando business miliardari.

Facebook, Instagram, Amazon, Netflix, Spotify non sono strumenti neutri, semplici mezzi dove trovare testi, foto, film e musica, ma piattaforme progettate per mantenerci connessi il più a lungo possibile, attraverso strategie che stimolano la gratificazione immediata e la dispersione dell’attenzione. Il risultato è una crescente difficoltà a mantenere la concentrazione prolungata su un’unica attività, con effetti che si riflettono sulla cultura e sulle nostre capacità cognitive. Di monotasking e multitasking ne ho già parlato altre volte e non mi ripeterò ma è importante comprendere a fondo questi meccanismi. Il rischio, nel tempo, è quello di cadere nel “mezzotasking”, divenendo incapaci di portare a termine i nostri obiettivi in modo completo e soddisfacente.

Nuovi fenomeni di consumo dell’attenzione

Negli ultimi quindici anni il modo in cui consumiamo contenuti è cambiato. Le piattaforme hanno incentivato nuove abitudini di fruizione, modellando le esperienze in funzione dell’attenzione sempre più frammentata degli utenti. Questo ha portato alla nascita di fenomeni che modificano il nostro rapporto con la cultura e l’informazione, spingendoci a una fruizione più superficiale e accelerata. Già la segmentazione dei racconti in episodi ha disvelato come sia più probabile trascorrere ore per vedere più puntate di una serie rispetto a impegnarci a vedere un film della durata di 1 ora e 30 minuti. Poi la situazione è scappata di mano.

La cultura diventa un sottofondo

Uno dei cambiamenti più evidenti riguarda il consumo dei prodotti culturali. Sempre più spesso, film e serie TV diventano sottofondo per altre attività quotidiane o peggio, poter tenere un smartphone come secondo schermo. Questa tendenza, definita “casual viewing”, è incentivata dai servizi streaming che modellano i propri contenuti per assecondare questa modalità di fruizione.

Ad esempio, Netflix ha implementato una scrittura più didascalica e descrittiva nei suoi contenuti rassegnandosi a una logica “second screen”.

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Sceneggiatori che hanno lavorato per la piattaforma hanno rivelato di ricevere direttive precise affinché i dialoghi contengano spiegazioni esplicite delle azioni svolte dai personaggi. Questo consente a chi guarda distrattamente di seguire la narrazione anche senza prestare attenzione allo schermo.

Ma cosa succede quando il valore culturale viene subordinato alla necessità di mantenere lo spettatore ingaggiato in maniera superficiale?

L’effetto a lungo termine potrebbe essere una progressiva perdita di profondità nella produzione artistica, a misura di un pubblico frammentato e distratto. Il rischio è che la cultura perda il suo potere di trasformazione, diventando un semplice sottofondo per riempire i silenzi della quotidianità.

Già nel lontano 2018 l’amico e designer Matteo Bandi aveva progettato “Sidekicks”, una serie composta da un’abat-jour, un proiettore e una radio che al posto dell’interruttore, erano dotati di uno slot per contenere il cellulare che, chiudendo il circuito, ne permetteva il funzionamento. L’invito era, ed è tutt’ora, quello di scegliere cosa fare: guardare un film o scrollare il feed di TikTiok? Leggere o inviare messaggi su WhatsApp? Si trattava di prototipi che abbiamo esposto in più occasioni con Digital Detox Design e che, oggi più che mai, meriterebbero di essere realizzati e commercializzati.

Più veloce per fare di più

Un altro fenomeno sempre più diffuso è la velocizzazione dei contenuti. L’abitudine di guardare video o ascoltare podcast a velocità aumentata nasce dal desiderio di ottimizzare il tempo, di “fare di più” in meno tempo. Gloria Mark, docente della Columbia University, ha spiegato che le persone accelerano i media semplicemente perché possono farlo. Tuttavia, questo comportamento ha delle conseguenze.

Se accelerare una videoricetta può avere senso, lo stesso non si può dire per film, musica o altri contenuti creativi. Opere pensate per suscitare emozioni e trasmettere un messaggio rischiano di perdere la loro essenza quando vengono fruite a 2x. Il “passo” di un film, la pausa tra le note di una canzone, il ritmo di un dialogo contribuiscono alla costruzione di un’esperienza significativa, che viene compromessa dalla ricerca spasmodica di efficienza.

Diego Redolar, professore di Psicologia presso l’Universitat Oberta de Catalunya, ha sottolineato che l’abitudine a consumare contenuti velocizzati modifica il nostro modo di elaborare le informazioni. Invece di concentrarci sui dettagli e sulle sfumature, tendiamo a cogliere solo il senso generale. Non capiamo nemmeno più il valore del silenzio, di una pausa. Cosa ne è di un dialogo amoroso senza incertezze, sospiri e lunghi sguardi? Che spazio trovano le nostre emozioni in questo farfugliare rapido e in movimenti sgraziati?

Perché tornare a concentrarsi su un’attività alla volta

In un mondo che ci spinge al multitasking costante, riscoprire il valore della concentrazione può essere un atto di resistenza. Quando ci concediamo il giusto tempo per un’attività, la nostra esperienza diventa più ricca e gratificante. Leggere un libro senza interruzioni ci permette di immergerci completamente nella storia, guardare un film senza distrazioni ci aiuta a coglierne ogni dettaglio, ascoltare musica senza fare altro ci consente di assaporarne ogni sfumatura.

Per riscoprire il valore dell’attenzione può essere utile adottare alcune strategie pratiche:

  • eliminare le distrazioni: spegnere le notifiche, impostare il telefono in modalità “non disturbare” e creare un ambiente privo di interruzioni;
  • scegliere consapevolmente i contenuti: preferire un consumo attento e intenzionale di libri, film e musica piuttosto che fruizioni frammentate e superficiali;
  • dedicarsi del tempo: la meditazione e la respirazione consapevole possono aiutare a migliorare la capacità di mantenere il focus sul presente.

Tornare a un’attenzione focalizzata va oltre i concetti di efficienza con ricadute positive su molteplici aspetti della nostra vita tra cui:

  • miglioramento delle capacità cognitive: maggiore capacità di apprendimento e memoria;
  • aumento della creatività: la mente ha il tempo di elaborare idee più complesse e originali, mentre quando siamo stanchi o di fretta lavora il nostro pilota automatico;
  • riduzione dello stress: meno stimoli simultanei significano meno ansia e sovraccarico mentale.
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Un nuovo rapporto con la nostra attenzione

Ritrovare un rapporto sano con l’attenzione significa riprendere il controllo sulla nostra esperienza quotidiana. Le piattaforme continueranno a evolversi cercando di catturare il nostro tempo e la nostra concentrazione, ma abbiamo la possibilità di scegliere come interagire con esse.

Dedicare tempo alla lettura profonda, riscoprire il piacere di una conversazione senza distrazioni, guardare un film senza interruzioni sono piccole azioni che possono fare la differenza. Familiarizzarci con una concentrazione consapevole non significa rinunciare alla tecnologia, ma imparare a usarla in modo più equilibrato per il nostro benessere.

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