Cosa significa essere freelancer? Quale contributo effettivo apporta un consulente esterno?
Racconto in breve questa storia perché è la storia di altri che come me hanno deciso di intraprendere un percorso professionale che credo rappresenti anche un nuovo modo di intendere il lavoro e in un certo senso il proprio tempo-vita. “Invece di domandarti quando saranno le tue prossime ferie forse dovresti creare una vita dalla quale non vuoi fuggire” afferma Seth Godin e l’unico modo per me di lavorare con entusiasmo e passione è da freelance.
Essere freelance comporta un notevole impegno di ore, di energie, risorse, di studio e aggiornamento continuo. Si tratta di uno stile di vita per molti aspetti stressante, in cui privato e professionale si amalgamano in modo radicale, ma soprattutto di un continuo stimolo che mi porta quotidianamente a conoscere, leggere, studiare apportando valore per me, per i miei clienti e collaboratori. Per me è anzitutto voglia di fare bene superando la paura dell’errore ed implica che ci siano tempi “vuoti” in cui rigenerarsi e lasciare spazio per nuove idee. Non si tratta solo di svolgere incarichi.
Si tratta di realizzare sogni, ampliare prospettive, vedere altro, calarsi nella pelle di un brand, di un prodotto, capirne la filosofia, l’anima e, nel mio caso, aiutarla ad esprimersi in modo unico. Scegliere di essere freelance significa avere l’opportunità di fare non solo un buon lavoro ma anche un ottimo lavoro e non perché imposto da qualcuno ma perché semplicemente posso farlo. Un modo diverso di guadagnarsi da vivere assumendosi tanti rischi (e tante tasse) ma anche permettendosi di gestire il proprio tempo e la propria libertà di pensiero.