Progetti speciali

Il coraggio di ogni giorno a TEDxReggioEmilia 2024

Il coraggio di ogni giorno a TEDxReggioEmilia 2024
#Idee #Eventi

Il coraggio è una virtù trasformativa, capace di cambiare vite e comunità, una qualità che può assumere forme molto diverse. Cos’è il coraggio? E cos’è dunque la paura? Il 7 dicembre scorso, al Teatro Ariosto, TEDxReggioEmilia ci ha condotto in una serata ricca di emozioni e idee per esplorare le molteplici sfaccettature di questo tema.

Normalmente associamo il coraggio a eroi e condottieri ma in realtà possiamo essere coraggiose e coraggiosi in tanti modi, a volte quasi invisibili, con gesti quotidiani di autenticità, resistenza e speranza. L’appuntamento di quest’anno di TEDxReggioEmilia ha avuto il “coraggio” di portare sul palco storie di valore umano altissimo. Per la prima volta, tra l’altro, l’ho vissuto in qualità di spettatore ed è stato davvero entusiasmante!

Performance coraggiose

La serata si è aperta con il ritmo del collettivo CULT, nato dalla sinergia tra la Cooperativa Sociale “Giro del Cielo” e un gruppo di artisti di Reggio Emilia. Per loro la musica rap è lo strumento per raccontare storie spesso ignorate, capaci di unire arte e comunità in un inno al coraggio: un invito a imparare a “non fermarsi al rumore ma ad ascoltare la musica sotto di esso.”

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Collettivo CULT – Credits: Elvio Trentini

È stato poi il momento di Laura Credidio che ci ha introdotto alla serata, con una riflessione sulla straordinarietà dell’ordinario, sul valore di atti concreti. Quest’anno TEDxReggioEmilia ha scelto di focalizzarsi sugli aspetti umani. Le idee portate sul palco non sono frutto di letture e corsi di formazione ma di esperienze profonde che sono carne, ossa, pelle e occhi.

Il microfono è quindi passato in mano a Vera Gheno, voce narrante per il secondo anno di fila, che non si è limitata a presentare gli ospiti ma che, tra citazioni nerd e definizioni colte, con ironia, leggerezza e attenzione ha saputo arricchire ulteriormente l’evento con mille spunti, divagazioni etimologiche e tanta autoironia.

Le verità nascoste dell’AD-Tech

Marco Carnevale, partner creativo dell’agenzia “Yes I Am”, ha fatto luce sul lato oscuro degli strumenti utilizzati dagli inserzionisti per la pubblicità digitale. La sua critica schietta e puntuale si è concentrata sul passaggio dalla pubblicità come strumento di persuasione, all’era dell’ad-tech, dominata da numeri manipolati e traffico fasullo generato da bot.

Carnevale ha evidenziato come le Big Tech abbiano stravolto il settore pubblicitario, trasformandolo in una fabbrica di dati in cui i numeri diventano incontestabili in quanto provenienti dalle stesse aziende preposte alla loro vendita. A parte le evidenti implicazioni derivanti dalla profilazione dei nostri comportamenti e altri temi correlati all’oligopolio del settore, questo intervento ha dimostrato come gran parte delle visualizzazioni online non provenga da esseri umani, ma da bot, e come gli algoritmi di posizionamento degli spazi pubblicitari stiano inquinando la qualità dell’informazione.

L’ad-tech infatti alimenta fake news e clickbait, mettendo a rischio la democrazia. La pubblicità, una volta considerata solo una seccatura, è diventata una vera minaccia per la società. Il coraggio di denunciare questo sistema è il primo passo per contrastarla.

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Marco Carnevale – Credits: Giovanni Speziale

Dare un volto alle migrazioni

La testimonianza di Abdelfetah Mohamed, scrittore e attivista, è stata tra le più toccanti della serata. Eritreo di origine, è nato in un campo profughi in Sudan. La sua è una vita di viaggi, ma non quelli a cui siamo comunemente abituati. Ci ha raccontato del lungo percorso che lo ha portato in Italia, attraversando guerre, deserti e mari. Ogni tappa del suo tragitto è stata segnata da momenti di dolore ma anche solidarietà. A Bengasi, un mercante lo ha salvato dalla strada, offrendogli cibo e rifugio senza chiedere nulla in cambio, insegnando a lui, e oggi a noi, cosa sia veramente l’accoglienza al di là di ideologie e pregiudizi.

Tra i vari momenti della sua storia, due sono quelli che più ci hanno coinvolto, anche emotivamente. Il primo, quando, ammassato su un carro insieme a decine di persone, sotto un telo di plastica, si sentiva quasi in colpa per il fatto di respirare sottraendo ossigeno alle altre persone tra cui tanti bambini.

Il secondo invece riguarda la traversata in mare. In condizioni disumane, 270 persone stipate su una barca di 12 metri, in una notte di buio totale. In questo vuoto in tanti si misero a parlare, alcuni addirittura a discutere. Alla sua domanda sul perché di tanto vociare gli ha risposto un altro passeggero: le persone a bordo avevano iniziato a parlare per ricordarsi di essere vive.

Attraverso la sua storia, ha dato un volto umano alle migrazioni, ricordandoci chi ce l’ha fatta, ma anche chi non ha avuto la stessa sorte.

Abdelfetah Mohamed – Credits: Elvio Trentini

Affrontare il tabù della morte

Michela Mercanile, infermiera specializzata nelle cure di fine vita, ha portato sul palco una riflessione sulla morte, spesso considerata un argomento tabù. Con domande dirette, ha sfidato il pubblico a riflettere sulla propria mortalità e su quella dei propri cari. Ha raccontato come, nel suo lavoro, molti parenti preferiscano evitare di assistere alla morte di un proprio caro, utilizzando vari escamotage per mascherare il dolore.

Attraverso un viaggio storico e antropologico, ha evidenziato come la civiltà stessa sia nata dall’atto di celebrare i defunti, un gesto che aiutava le comunità a elaborare il lutto. Michela ha sottolineato anche l’importanza di assumersi la responsabilità della propria morte, riflettendo sull’autodeterminazione e su come questo possa migliorare il panorama delle cure. Con un’ironia pungente, ha concluso ricordando quanto coraggio serva per affrontare la propria fine: tanto, “da morire.”

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Michela Mercanile – Credits: Giovanni Speziale

Oltre ciò che sembra impossibile

La storia di Giorgina Lo Nardo, performer LIS, è un esempio straordinario di resilienza e creatività. Nonostante la progressiva perdita dell’udito, ha trovato proprio nella musica il modo per continuare a vivere facendo arte. Ha spiegato come ha potuto continuare a sentire attraverso le vibrazioni, che le permettono di cogliere sfumature sonore e cambiamenti di ritmo.

La sua carriera ha preso il via grazie ai Pinguini Tattici Nucleari, che l’hanno portata sul palco di San Siro per eseguire “Ridere” in LIS. Giorgina ha condiviso il sogno di diventare una cantante LIS a tutti gli effetti, usando le mani come la sua voce. Infine, una parte del suo intervento, forse passata inosservata, riguarda proprio il gesto per “coraggio” in LIS: una spinta in avanti, un invito a non fermarsi mai.

Giorgina Lo Nardo -Credits: Giovanni Speziale

Non è scritto nel DNA

Medico, ricercatore e divulgatore scientifico, Gianvito Martino, con il suo talk ci ha spiegato come fisica, chimica e biologia non siano sufficienti a spiegare l’Universo e la materia.

Partendo dalla spiegazione di alcuni concetti fondamentali quali la differenza tra materia vivente e non vivente, ha spostato l’attenzione dal soggetto all’ambiente e alle interazioni per superare modelli riduzionisti, senza cadere in ontologie metafisiche. In questa prospettiva emergentista mi è parso di cogliere, non posso dire se a torto o a ragione, non poche correlazioni con alcune idee che sto frequentando assiduamente negli ultimi anni.

La relazione soggetto e ambiente sfuma nel momento in cui riflettiamo sul fatto che siamo popolati da (o semplicemente siamo anche fatti di) 40mila miliardi di batteri, così come se ci confrontiamo con gli studi di epigenetica che dimostrano come l’espressione del DNA sia influenzata, non solo per il singolo individuo ma anche nelle generazioni successive, da traumi ed esperienze personali.

Sono oltre 900 i geni che dipendono dalle cure materne e vi sono aree cerebrali speciali, come l’ippocampo, che tengono traccia di quanto viviamo, rimodulando, ad esempio, la funzionalità dei recettori glucocortisoidi e quindi la nostra risposta allo stress. Si capisce dunque come la socialità influenzi anche la risposta biologica e come sia necessaria la psicologia nello studio delle scienze della vita.

Personalmente ho trovato molto interessante questo intervento con diversi punti di contatto con la “psicologia degli antenati”, i concetti buddisti di vacuità e interdipendenza e con le teorie di scienziati come Faggin in merito al rapporto materia/coscienza.

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Gianvito Martino – Credits: Giovanni Speziale

Resistere e restare

Tiziana Colluto, giornalista e attivista, ha raccontato come il suo impegno per il territorio salentino sia nato dalla consapevolezza che la salute è una questione pubblica. Dopo essere stata etichettata la “giornalista dei rifiuti”, ha dato vita alla “Casa delle Agriculture”, un progetto che unisce agricoltura, arte e giustizia sociale. Ha parlato della “restanza” come atto di resistenza, una scelta di rimanere nei territori marginalizzati per contribuire alla loro rinascita.

Il lavoro della terra, spesso considerato di scarso valore, viene trasformato così in uno strumento di libertà e rivoluzione. Tiziana ha dimostrato come coltivare il suolo possa significare coltivare speranza, creando nuove possibilità per le comunità locali e per le generazioni future.

Tiziana Colluto – Credits: Giovanni Speziale

Coraggio contro la paura

La testimonianza di Pino Trimboli, chef e imprenditore calabrese, è stata una lezione di resistenza. Tornato dagli Stati Uniti per aprire un ristorante nella Locride, Pino ha dovuto affrontare le pressioni e le minacce della ‘Ndrangheta. Nonostante tutto, ha scelto di opporsi con fermezza, unendosi a cooperative che promuovono un modello di lavoro libero dall’influenza della criminalità organizzata.

La sua esperienza è un esempio di come il coraggio possa ispirare non solo chi lo pratica, ma anche chi lo osserva. “Noi non siamo coraggiosi” ha detto, invitando il pubblico a non lasciarsi fermare dalla paura, ma a trasformarla in uno strumento di cambiamento.

Pino Trimboli
Pino Trimboli – Credits: Giovanni Speziale

La vita riparte da una donna

Silvia Redigolo, attivista per i diritti umani, ha condiviso un’esperienza di fragilità e rinascita. Attraverso il suo lavoro con la Fondazione Pangea, che supporta le donne afghane, Silvia racconta storie di resilienza e forza che si sono scontrate però con un momento di crisi personale in cui si è interrogata su chi fosse al di là del suo ruolo professionale.

Questa introspezione l’ha portata a capire che evolversi è un processo faticoso, ma necessario. Condividere la propria esperienza, ha spiegato, è stato più significativo che viverla da sola, mostrando come il coraggio di essere vulnerabili possa ispirare gli altri a fare altrettanto.

Silvia Redigolo – Credits: Elvio Trentini

Coraggiosi insieme

La serata organizzata dai volontari di TEDxReggioEmilia ha dimostrato che il coraggio non è un atto isolato, ma una virtù collettiva, capace di ispirare e trasformare. Gli interventi, diversi per stile e contenuto, hanno offerto molteplici prospettive sul suo significato, spaziando dalla resilienza personale alla resistenza sociale.

Team TEDxReggioEmilia – Credits: Elvio Trentini

E il coraggio ha invaso il Teatro Ariosto grazie al Collettivo Matîlde che ha fatto rivivere, con “Resisto”, la storia di Lidia Valeriani, una partigiana nata a Montecavolo di Quattro Castella. Il testo scritto da Cinzia Canovi a partire dalle stesse parole della protagonista, è diventato musica, canto, grida.

Perché il coraggio, in Emilia, ce lo hanno insegnato proprio persone come Lidia.

Collettivo Matîlde – Credits: Elvio Trentini

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