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Il Personal Branding non finisce mai

Il Personal Branding non finisce mai

Fare Personal Branding è un processo costante. Non si tratta di costruire qualcosa che rimarrà per sempre ma di intraprendere un percorso che orienti e dia significato alla nostra evoluzione professionale e personale. Tuttavia la missione non è così semplice, specie quando facciamo tante cose diverse.

Da studente ho svolto una quantità di lavori inenarrabili tra i 16 e i 30 anni.

Ho venduto mobili, prodotti salutistici e non so che altro. Sono stato commesso in erboristerie, catene di prodotti per la casa, profumerie artigianali e ho fatto il barista, il cameriere, il bibliotecario, l’addetto all’Ufficio Cultura, svolto indagini di mercato, lavorato in un’agenzia di lavoro interinale, all’Ordine degli Avvocati e qui mi fermo, ma potrei continuare.

Se da un lato ciò ha tardato la mia scelta di diventare un professionista della comunicazione, dall’altro mi ha permesso di sopravvivere, pagare affitti e bollette, studiare e, non da ultimo, fare un sacco di esperienze.

Verso una direzione

Dai miei 25 anni in poi ho iniziato in parallelo a collaborare con Agenzie di Comunicazione e Marketing e dal 2014 sono libero professionista. Ho lavorato con brand del mondo ceramico (anche come set stylist) per poi spostarmi sempre più sulla formazione e sulla consulenza in ambito B2C per PMI. La passione per il Design ha fatto sì che organizzassi anche eventi al Fuorisalone, a Bologna Design Week e a Praga.

Nel frattempo ho approfondito tematiche legate al mondo del benessere digitale, prima con iniziative ospitate all’interno di eventi marketing, poi con altre dichiaratamente “digital detox”, come gli ultimi appuntamenti di “Zero Signal Soirée”.

Tra Marketing, Meditazione e Filosofia

Gli approfondimenti di filosofia prima e gli studi sulla meditazione poi, si sono amalgamati con il mio percorso che da sempre è caratterizzato dal contaminarsi di luoghi (quelli in cui ho vissuto Italia e in Europa da Lille, a Barcellona e Berlino), dalle persone da cui ho avuto la fortuna di imparare e dalla mia curiosità che mi tiene vivo.

Come fare a mettere insieme tutto questo? Far sì che la trasversalità diventi un valore aggiunto per il cliente? Far capire che mi posso occupare di AI come di laboratori di consapevolezza senza creare confusione nel mio interlocutore?

Personal branding

Una scelta di metodo con il Personal Branding Canvas

Andando a riprendere il mio ultimo Personal Branding Canvas (si, lo tengo sempre con me e lo aggiorno periodicamente) è facile vedere come inizialmente fossi strettamente focalizzato sul marketing anche se già esprimevo le mie preferenze per progetti etici, ecologici, inclusivi e capaci di creare bellezza.

In quei post-it che scrissi all’epoca, come nei miei diari giovanili, ritrovo molto di quello che oggi sono e che propongo ai miei clienti. Per me è tutto molto coerente ma non so se riesco a far capire al mio interlocutore il tipo di lavoro che svolgo e soprattutto mi rendo conto di come sia necessario per me stesso rimettere mano ai canvas tanto utilizzati per altri.

Arena competitiva, pubblico, canali, promessa di valore… tutti questi campi sono mutati e forse non me ne rendo conto se non mi prendo il tempo per interrogarmi adeguatamente e con i giusti strumenti.

Perché parlo di tutto questo?

Perché proprio grazie a questo strumento e a quei dialoghi realizzati per aiutare a sviluppare il personal branding di altri ho capito di aver bisogno di rivedere il mio. Quando collabori, o meglio, supporti cinque, poi venti, poi cento persone nella realizzazione di un loro brand attraverso alcune domande ricorrenti, è inevitabile iniziare a porsele nuovamente.

Riprendere il controllo

Rimettete le mani in pasta sul proprio percorso, prendersi del tempo per riflettere su sé stessi, con un bel foglio A1 davanti e decine di post-it, non significa ricominciare da zero, anche se il viaggio è sempre nuovo. Rifare il Personal Branding permette di analizzare lo stato delle cose, osservare quei piccoli mutamenti già avvenuti e così prenderne il controllo per renderli ancora più efficienti.

Come scrissi ormai più di un anno fa, come si può fare del buon marketing se all’interno delle aziende non si riesce a comunicare con tranquillità? Forse quell’articolo è stato il primo di molti segnali di cambiamento che soprattutto nel corso di quest’anno si sono susseguiti.

Sono ancora affascinato dal mio lavoro di consulente ma il mio approccio è cambiato arricchendosi di prospettive non così legati al marketing. Se ci sono difficoltà inespresse che aleggiano tra le mura aziendali, io posso anche provare a costruire una strategia ma dall’efficacia incerta.

Per questo il mio interesse è slittato gradualmente dal comunicare l’impresa a comunicare NELL’impresa, iniziando a fare proposte diverse dal classico “organizziamo un PED”, come per esempio “Prendiamoci 10 minuti per rilassarci prima della riunione”.

Personal branding

Un cambiamento visibile nel personal brand

La necessità di rivedere il proprio personal brand a volte parte da situazioni esterne che si sono venute a creare o da azioni che abbiamo intrapreso magari in modo meno ponderato, esperimenti che poi sono diventati nuove abitudini. Tranne nel caso di cambiamenti drastici dovuti a specifiche situazioni, cresciamo a volte senza esserne totalmente consapevoli. Iniziamo a fare nuove cose, che nel tempo diventano consuetudini.

Magari è capitato anche a te: c’è qualcosa a cui un anno fa nemmeno pensavi, mentre oggi è diventato parte della tua routine?

A settembre 2024 ho aperto un canale Whatsapp, “The Squirrel Post”, per sperimentare una tipologia di comunicazione che definirei più diretta di un post social, meno aziendale di una newsletter. Da allora ogni venerdì mi sono impegnato per dare consigli di benessere digitale, informare di alcune iniziative e fare piccoli sondaggi. Devo ammettere che da subito mi sono trovato bene, sentendolo come “più mio” rispetto ad altri canali e i risultati arrivano.

Ma perché questa autopacca sulla spalla? Banalmente per dire che ora sul mio personal branding canvas, per quanto riguarda la comunicazione, devo aggiungere un post-it con scritto sopra “Canale WhatsApp”. E questa è solo una delle voci che si andrebbe ad arricchire/modificare.

Quindi ora è ancora più chiaro, spero, quanto sia importante riprendere in mano il proprio progetto, anche per poter notare piccole cose come questa, ma che insieme a molte altre novità e cambiamenti fanno la differenza.

Non si è mai troppo professionisti per il personal branding

Tutto ciò ti sembra familiare?

Che tu abbia già lavorato sul tuo Personal Brand o che ti stia approcciando per la prima volta tra test, colloqui e canvas da compilare, chiedere supporto può essere il modo per affrontare questa fase di crescita con metodo e professionalità.

Riprendere in mano la mappa del tuo percorso ti aiuta a comprendere chi eri nel momento in cui l’hai realizzata e a osservare le differenze con chi sei ora. Così sarai in grado di riorientare le tue scelte verso nuovi (o leggermente differenti) obiettivi che ti permetteranno di arrivare dove desideri.

Se sei interessato agli strumenti di personal branding iscriviti al mio canale Whatsapp “The Squirrel Post”, cliccando qui o scansionando il QRcode per ricevere aggiornamenti settimanali!

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