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Meditazione: una cura al sovraccarico informativo?

Meditazione: una cura al sovraccarico informativo?
#Idee #Eventi

Negli ultimi tempi sto approfondendo sempre più le tematiche relative alle pratiche meditative. Tra i vari campi di applicazione queste tecniche possono risultare efficaci per depurarci dall’iperconnesione. Ne ho parlato a Vicenza in occasione della Giornata della Cittadinanza Digitale in un evento organizzato dal Movimento Etico Digitale.

Le tecnologie digitali dischiudono possibilità incredibili ma sappiamo che un uso eccessivo di smartphone e pc può portare a una serie di problemi sia livello individuale che sociale: distrazione, ansia, senso di inadeguatezza, atteggiamenti antisociali, minor capacità di ascolto e comprensione, burnout, depressione, problemi nella gestione delle emozioni.

I numeri parlano chiaro. Negli ultimi anni c’è stato un considerevole aumento del disagio psicologico tanto da che alcuni ricercatori parlano di “pandemia psichiatrica” e in tutto questo il digitale, con i suoi ritmi sempre più veloci, il lavoro che si porta anche in vacanza e questo perenne stato di attivazione, gioca un ruolo importante. Come fare dunque ad adottare abitudini più equilibrate nel rapporto con i nostri device?

Anzitutto acquisendo maggiore consapevolezza, comprendendo come funzioniamo noi e su come funzionano app e algoritmi.

meditazione - Alessio Conti

Come funziona il nostro cervello?

Semplificando possiamo dire che non siamo dotati di un solo cervello ma almeno di due. Il primo, detto anche default network, si attiva in automatico. A ha che fare con strategie di sopravvivenza e si esprime attraverso risposte di difesa quali fuga, attacco. Utilissimo quando siamo inseguiti da un leone nella savana molto meno efficace quando scatta in allerta perché ci sentiamo minacciati da una parola fuoriluogo del nostro collega. Vi è mai capitato di sentire il cuore che batte più forte o di iniziare a sudare per la paura di un colloquio? Bene è quel sistema che si attiva.

Il secondo invece ha che vedere con tutte le facoltà superiori, il linguaggio, la metacognizione, il pensiero simbolico e, non da ultimo, con la regolazione delle risposte altrimenti automatiche del sistema 1.

Perché parliamo di questo?

Come funzionano app e algoritmi

Perché il mondo digitale sta sovraccaricando i nostri sistemi cognitivi e le nostra capacità emotive al punto da creare dei cortocircuiti. Gli algoritmi sono sviluppati non tanto per il nostro benessere, per informarci o migliorare la società ma principalmente per farci stare incollati agli schermi il più possibile e, fondamentalmente, venderci cose. Per farlo sfruttano potenti messi psicologici.

L’iperconnessione ha quindi un grande impatto sulle nostre reazioni emotive e delle nostre scelte, sul nostro modo di relazionarci con gli altri, di apprendere, di pensare e addirittura di dormire. E ora, con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale, questi fenomeni potrebbero assumere nuove dimensioni. Dobbiamo dunque correre ai ripari e acquisire dei metodi non tanto per contrastare, ma per integrare in modo sano e consapevole, le sensazioni, le emozioni e le informazioni che riceviamo all’interno di nuovi schemi.

Ed ecco perché parliamo di meditazione.

meditazione - Alessio Conti

Solo un tipo di meditazione?

La meditazione è diventata un tema alla moda negli ultimi anni specie dopo che studi di neuroscienze ne hanno comprovato l’efficacia in termini di riduzione di stress, prevenzione di malattie cardiovascolari, miglioramento delle funzioni metaboliche, trattamento del dolore cronico, etc.

In Occidente quando pensiamo alla meditazione immaginiamo una persona seduta in posizione del loto, in una sala yoga, in silenzio magari con candele e incensi, oppure nella natura.

Invece ci sono centinaia, migliaia di pratiche contemplative che corrispondono a varie tappe e che rispondono a varie esigenze. Tendiamo ad associare la meditazione alla mindfulness mentre in realtà la mindfulness è solo un tipo specifico di meditazione.

Nel vasto panorama degli studi sulla contemplazione possiamo trovare pratiche preliminari e avanzate, pratiche focalizzate, con un oggetto specifico (quale una candela o il respiro (Samatha o Shiné) e altre defocalizzate, di consapevolezza aperta (Vipassana), pratiche che portano a stati a-duali di coscienza (Dzochen, Mahamudra, Advaita Vedānta) e altre che mirano allo sviluppo di qualità specifiche quali l’amore e la compassione, il comprendere la natura dei fenomeni mentali, la vacuità e l’impermanenza.

Possiamo poi avere pratiche dinamiche che usano la danza o il canto (dalle meditazioni Sufi fino allo sciamanesimo), rituali in cui si sfruttano i sensi per aggiungere l’illuminazione (come nello Shivaismo tantrico).

meditazione - Alessio Conti

Familiarizzare attraverso la meditazione

È importante capire la ricchezza e la varietà di di questo campo di esperienza umana e soprattutto è bene capire che la meditazione non si fa, perché la meditazione accade fuori dall’Io come normalmente lo intendiamo, un po’ come le cose più belle e importanti di cui facciamo esperienza. Non si tratta di forzare nulla ma di meravigliarsi di fronte a qualcosa che accade, come un tramonto o come l’amore.

Il meditatore non ha come obiettivo il benessere personale ma, in base al tipo di pratica, può orientare la mente verso una maggiore consapevolezza, lo sviluppo di qualità quali la compassione e l’amore per gli esseri viventi, o cercare di conoscere in modo diretto e non mediato noi stessi e il mondo.

Nel contesto tibetano, la parola “meditazione” è tradotta come “Gom” (གོམས་པ་), che deriva da una radice verbale che significa “familiarizzare” o “abituarsi“. In altre parole, la meditazione è vista come un processo di familiarizzazione con la propria mente e con la natura della realtà. Familiarizzare con sé stessi, con i propri pensieri e sensazioni, acquisire maggiore calma e concentrazione.

Le arti contemplative sono pratiche, o meglio antropotecniche, che ci possono aiutare a coltivare presenza, dimorare nella mente, osservare senza giudicare, accogliere quello che c’è.

Proprio l’opposto di quello che viviamo quotidianamente subissati di notifiche, post, email e reels con stili di vita in cui il tempo e lo spazio per entrare in contatto con sé e restare concentrati si riduce moltissimo.

Ecco perché può essere così importante nelle nostre vite.

La meditazione quindi può essere considerata, se presa in questo senso, come una cura.

Quali benefici?

  • Riduce lo stress
  • Promuove un senso di unione con gli altri
  • Riduce la reattività alle emozioni
  • Migliora la capacità di ascolto ed empatia
  • Aumenta le soglie di attenzione e concentrazione
  • Promuove comportamenti etici e responsabili
  • Aiuta a sviluppare equanimità per tutti gli esseri
  • Modera il mind wandering (vagheggiamento mentale)
  • Migliora lo stato di salute generale

Le neuroscienze stanno comprovando i benefici anche a livello di salute fisica, dalla riduzione di dermatiti ipertensione, stati infiammatori e cortisolo fino all’attività dell’enzima telomerasi che influisce sulla longevità.

Si tratta di risultati che possono essere di stato (temporanei, osservabili nel tempo immediatamente successivo a una sessione) ma che, con un po’ di impegno diventare di tratto (stabili e interiorizzati).

meditazione - Alessio Conti

La vita come esercizio

Di questo ne ho parlato recentemente in un articolo. Riprendendolo brevemente possiamo immaginare la meditazione come a una specialità olimipica, a uno sport. Non otterremo grandi risultati con un solo allenamento: occorre costanza per diventare degli atleti e tanta motivazione. Per disciplinare la mente è necessario non avere fretta, accettare le sconfitte, essere disponibili a modificare alcune abitudini e gioire dei piccoli ma significativi risultati lungo il percorso.

L’impatto sociale della meditazione

La meditazione non coinvolge solo la dimensione privata.

Non si medita solo su un cuscino per poi tornare esattamente a comportarsi come sempre. La pratica più importante si attua nella nostra vita quotidiana, nel rapporto con l’ambiente e con gli altri, nella comprensione profonda di chi siamo.

Meditare quindi ci conduce a una dimensione che è sempre sociale, organica, olistica e che si esprime attraverso comportamenti etici. Non si tratta di diventare dei super eroi o di assumere atteggiamenti buonisti ma di implementare la pratica nelle nostre vite in modo consapevole e vigile.

Una mente libera da dolore, meno distratta, più aperta aiuta ad alleviare la sofferenza altrui, è più creativa e anche più sensibile. Comprende in modo più profondo e, questa comprensione fa sì che, in mondo naturale, si sviluppi maggior empatia, compassione e spirito di collaborazione.

La meditazione può aiutarci a liberarci da automatismi e pregiudizi, dalla sofferenza inutile, dalla rabbia e a comprendere, come affermavano gli stoici, che sono i nostri sentimenti nei confronti delle vicissitudini, e non le vicissitudini in sé, a determinare la nostra felicità.

Meditare insomma fa bene a noi ma fa bene anche a chi ci sta vicino e con cui condividiamo percorsi di vita.

meditazione - Alessio Conti

A proposito di compagni di viaggio voglio chiudere ringraziando tutto Social Warning – Movimento Etico Digitale e, in particolare, Davide Dal Maso, Gregorio Ceccone, Luca De Rosa e Klizia Baldisserotto per aver organizzato questo evento e per avermi invitato a partecipare in qualità speaker offrendomi inoltre l’opportunità di poter guidare i partecipanti, in una meditazione guidata.

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