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La piccola e media sostenibilità è possibile?

La piccola e media sostenibilità è possibile?
#Marketing #Eventi

L’innovazione sostenibile sembra un argomento confinato alle grandi imprese, lasciando in ombra le piccole e medie realtà, ma in realtà qualcosa sta cambiando. L’evento organizzato da CNA Reggio Emilia ha voluto sfatare questo mito con una serata di confronto che ha coinvolto imprese, professionisti ed esperti di ESG.

Sentiamo parlare di multinazionali che finanziano intere comunità, che piantano milioni di alberi, o che sponsorizzano grandi progetti sostenibili sviluppati da terzi e un’azienda di piccole dimensioni potrebbe sentirsi insignificante di fronte a tali iniziative. Ma siamo sicuri che siano gli unici modi per attivarsi in favore dell’ambiente? Il brand activism è solo una gara a chi investe di più?

Il 27 Giugno scorso l’Azienda Agricola Villa Canali ha ospitato l’evento organizzato da CNA Reggio Emilia e CNA HUB 4.0. A rendere possibile tutto questo è stata Ughetta Fabris, Coordinatrice Area Education che ha costruito un panel capace di raccontare i diversi aspetti di un tema complesso e articolato. La serata ha offerto spunti e informazioni utili per le PMI desiderose di comprendere come strutturare e promuovere efficacemente i programmi ESG anche all’interno di realtà aziendali locali.

L’incontro, a cui ho potuto prendere parte in qualità di Digital Strategist per la comunicazione sostenibile, è stato un crogiolo di idee grazie a spunti e confronti con altri esperti del settore come Dario Varsalona, Responsabile CNA Industria e Referente CNA HUB 4.0, Silvia Ciampa, imprenditrice digitale di KPI6 e Coordinatrice CNA Digitale, e Marco Formentini, imprenditore e formatore di “Ambiente Lavoro e Salute Group”.

I dati a Reggio Emilia e in Emilia Romagna

In apertura Dario Varsalona ha riportato i dati emersi dall’indagine svolta da CNA Reggio Emilia. L’Emilia Romagna è ai primi posti in Italia per quanto riguarda l’impegno verso un modo di fare impresa più green, inclusivo e capace di innovare processi interni ed esterni e Reggio Emilia brilla sopra le altre città della regione. Nonostante le buone performance le aziende svalutano spesso il lavoro svolto, non comunicano appieno le innovazioni introdotte e in generale non hanno piena consapevolezza del proprio impegno. C’è molto quindi da fare sia per sviluppare ulteriormente progetti virtuosi e introdurre pratiche sostenibili sia per informare clienti e stakeholder dei miglioramenti apportati.

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Tra certificazioni e greenwashing

Nel corso della serata abbiamo approfondito diversi temi partendo dall’importanza delle certificazioni come strumenti di base per dimostrare il proprio impegno. Le certificazioni non solo confermano l’adesione a elevati standard di performance sociale e ambientale ma offrono anche un vantaggio competitivo tangibile, attestando, anche sul piano legale, l’impegno messo in atto azioni concrete nel tempo. Ci sono certificazioni che riguardano l’ambiente (come l’ISO 14001), la sicurezza sul lavoro (ISO 45001), la responsabilità sociale (SA 8000) o la parità di genere (UNI/PdR 125:2022). Nel caso delle imprese benefit è possibile ottenere la prestigiosa certificazione B Corp che non si concentra esclusivamente su una singola questione sociale o ambientale, ma che tiene conto di più fattori.

L’ottenimento, e il mantenimento, di una o più certificazioni rappresenta un aspetto rilevante per far sì che le imprese possano comunicare i propri sforzi in modo etico, tracciabile ed evitare sanzioni. Recentemente, il Parlamento Europeo ha preso misure per contrastare pratiche di “washing” con una direttiva che migliora l’etichettatura dei prodotti e proibisce le affermazioni ambientali fuorvianti. Questa normativa protegge i consumatori e garantisce che le indicazioni siano rigorosamente supportate da evidenze. Marco Formentini ha illustrato nel dettaglio i vantaggi nell’acquisizione di queste certificazioni ma anche messo in guardia rispetto ai rischi nel fornire indicazioni errate o poco pertinenti.

Ne vale davvero la pena?

Silvia Ciampa ha presentato un interessante report sui trend online legati all’argomento, evidenziando il ruolo di Instagram e TikTok come canali sensibili a queste tematiche. Essere sostenibili, a tutti i livelli, migliora l’immagine pubblica su piattaforme social e porta diversi benefici tangibili.

Perché comunicare la sostenibilità?

Nel mio intervento ho voluto sottolineare l’importanza di una comunicazione efficace. Comunicare le proprie attività infatti rafforza la fiducia di clienti, investitori, fornitori e comunità locali, costruendo una reputazione di affidabilità e integrità. Inoltre i nuovi talenti, appartenenti ai Millennials e Gen Z, prediligono aziende con responsabilità sociali evidenti. Le imprese, impegnandosi attivamente possono aprire così le porte a candidati motivati e di talentuosi, stimolando un ambiente lavorativo creativo e inclusivo.

Dal punto di vista finanziario, le pratiche ESG ben implementate possono inoltre ridurre i rischi legati a problemi ambientali e sociali, rendendo l’azienda più sicura e stabile a lungo termine e di conseguenze investimenti più allettamenti. Infine, tramite un uso razionale delle risorse e la riduzione dei rifiuti, non solo si possono ridurre i costi operativi, ma innovare attraverso la ricerca di nuove tecnologie e processi.

Come farlo? Gli strumenti, online e tradizionali, sono praticamente infiniti. Per orientarsi al meglio occorre coerenza, costanza e trasparenza.

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Testimonianze locali di iniziative possibili

Alla serata hanno preso parte infine due imprese capaci di ispirare in modi differenti all’apertura nei confronti di iniziative sostenibili.

La torneria artigiana Meti, fondata nel 2008, ha raccontato come l’applicazione di alcune misure abbia condotto a benefici concreti. L’azienda, specializzata nella produzione di componenti e accessori in titanio per biciclette, ha implementato un sistema di ventole per raffreddare e riscaldare gli ambienti, evitando l’uso di climatizzatori tradizionali. Ha inoltre raggiunto l’autonomia energetica installando pannelli fotovoltaici e utilizza regolarmente una cargo-bike per le consegne locali.

Queste azioni dimostrano un impegno nella ricerca che si estende anche ai processi produttivi: riciclando gli oli usati, Meti ha ridotto il suo consumo annuale da 3600 a soli 200 litri, evidenziando un significativo risparmio di risorse.

A seguire è stata la volta del progetto “Lungoterra”, ideato da Api Libere, società agricola e fattoria didattica di Codemondo che, con questa iniziativa, porta uno sguardo oltre le mura aziendali. Annalisa, titolare insieme a Veronica, ha illustrato il progetto di agro-forestazione per creare un parco rigenerativo dove i bambini e api agiscono come ambasciatori per una nuova visione del futuro. Focalizzato sulla permacultura, questo spazio si propone come un ecosistema che offre esperienze naturalistiche ai suoi visitatori, promuovendo la connessione con la natura.

Tra gli scopi del progetto figurano la rigenerazione del suolo, la conservazione della biodiversità vegetale e animale, e l’allineamento con gli obiettivi dell’agenda 2030. Coinvolgerà la comunità locale attraverso iniziative educative e collaborazioni con enti pubblici e il settore terziario e chiunque può supportare il progetto attraverso una donazione al crowdfunding.

La sostenibilità si fa piccola

Dopo tutto quello che ci siamo raccontati e le possibilità analizzate possiamo comprendere che non esiste un una soglia di sbarramento per promuovere programmi ESG. Il messaggio che mi è premuto far passare durante il corso di tutta la serata è la necessità di farsi il più trasparenti possibile. Questo potrebbe significare anche riconoscere pubblicamente le proprie difficoltà per poi impegnarsi in miglioramenti significativi a partire da un’analisi interna.

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Integrare una cultura sostenibile con quella aziendale rende le nostre azioni credibili e durature. Nessuna realtà lavorativa è perfetta, specialmente quando si cerca di perseguire nobili cause. Questo implica trovare un equilibrio tra i nostri obiettivi e la frustrazione derivante da errori inevitabili che incontreremo lungo il nostro percorso.

Non è necessario essere esperti per fare la differenza, anche in piccola scala: il vero errore sarebbe scoraggiarsi e rimanere indifferenti di fronte agli ostacoli.

L’impegno nella sostenibilità richiede una capacità di aprirsi a collaborazioni e combinazioni inaspettate, pronti a far parte di un dinamico ecosistema di cambiamento. Come suggerisce Donna Haraway, è attraverso queste “parentele di natura imprevista” che possiamo veramente trasformarci: cresciamo insieme, o non cresciamo affatto. Condividere, collaborare e sperimentare sono i pilastri su cui costruire il prossimo futuro.

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