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Sei pronto a fare il prompt designer?

Sei pronto a fare il prompt designer?
#Marketing #Idee

La quotidianità ci propone continuamente spunti sul nostro rapporto con le nuove tecnologie. Ecco una breve riflessione sul futuro del lavoro, tra intelligenza artificiale, oscuri processi tecnologici e responsabilità disattese. 

Come spesso accade anche questa riflessione nasce da un’esperienza personale.

Ero in fila ai poliambulatori, luogo emblema di lentezza e senso di oppressione. A questo l’altra mattina si aggiunge disgraziatamente, per usare un eufemismo, un malfunzionamento al sistema automatico di numerazione. Impasse insormontabile: gente che scorazzava e litigava da una parte all’altra, numeri come alla lotteria Italia.

Fatto un bel respiro, e fatto l’esame, sono tornato a casa. Di nuovo in pace con me stesso e il raggiante futuro che avanza, incappo su di un articolo relativo al lancio di corsi per diventare Prompt designer per intelligenze artificiali. Il cuore torna ad accelerare, i pensieri si proiettano nuovamente avanti di 30 anni. Blade runner, Matrix e Terminator fanno di nuovo capolino tra i possibili scenari. Prometeo aiutaci.

La tecnologia, croce e delizia del nostro tempo, è divenuta onnipervasiva. Non possiamo farne a meno e, quando funziona può essere utile mentre in caso di “Lavori sulla sua linea. La avviseremo al più presto quando potrà tornare a navigare”, vorremmo ritirarci nel più isolato borghetto di montagna”. 

Tra poco arrivo al dunque? Hai fretta?

Prova a parlare con TOBI, l’assistente più rincoglionito del pianeta donatoci da Vodafone per riuscire a fare irritare anche il Dalai Lama. Propongo un pay-off: “TOBI meno gli parli, meglio stai.”

Immaginiamo ora se i suoi sviluppatori dovessero programmare algoritmi per gestire non solo il servizio clienti di una compagnia telefonica ma adibiti a prendere decisioni che hanno grande impatto sulle nostre vite, magari utilizzando un visore a due centimetri dalle nostre retine. Auguri.

prompt designer

Un altro episodio mi ha fatto riflettere sull’opacità dei sistemi automatizzati.

Ho vissuto una piccola Odissea nel tentativo di attivare un’utenza elettrica prima con un operatore e poi con un secondo . Tre settimane di travagli senza capire il motivo di tale problema, ma alla fine ce l’ho fatta. Compaio in una blacklist e non mi è dato sapere perché né mi è concesso sapere quali parametri abbiano portato a tale decisione e da parte di quale Società.

Avvocato, commercialista, e persino ricerche all’Agenzia delle Entrate e sul portale Riscossioni. Nulla. Non esiste nessun motivo per questa vicenda. Le nostre domande non hanno portato a nessuna spiegazione, nessuna ragione valida per essere inseriti in quella lista, ma semplicemente “Computer says no”

Un ignoto programma, senza possibilità di appello, ha deciso che non era sicuro procedere nella contrattualizzazione. Per un altrettanto misterioso motivo un terzo operatore del settore ha attivato il servizio senza problemi. Mistero che resta tale perché non ci è dato sapere chi e sulla base di quali parametri stia scegliendo e nemmeno gli assistenti umani possono saperlo.

L’impenetrabile trasparenza della tecnologia

Dobbiamo fidarci ciecamente del processo perché ormai non è più possibile provarlo a capire. Dobbiamo solo avere fede che tutto vada per il verso giusto, senza chiederci perché e come avvenga.

Diventa sempre più complesso anche trovare chi riesce a spiegare la natura dei problemi che possono sopraggiungere. In base a quali dati la macchina giunge alla sua risoluzione? Non possiamo e non dobbiamo attenderci che un addetto al servizio clienti che risponde da un Paese dell’Unione Europea sia informato su ogni operazione svolta dal computer e di certo non ci sarà possibile interloquire con chi ha lavorato al suo funzionamento.

Mi sembra di vivere in una realtà diretta verso la distopia, in balia di un mix esplosivo tra paura, follia e un entusiasmo inspiegabile nei confronti degli ultimi ritrovati degli sviluppi hardware e software, nelle “magnifiche sorti e progressive”.

Da una parte ci sono le luci scintillanti di un mondo futuristico che lavora, a loro dire, per il miglioramento della condizione umana e la risoluzione dei grandi problemi. Dall’altra ci siamo tutti noi, impegnati a correre per non essere lasciati indietro o almeno a essere rispettati un minimo.

prompt designer

Da grandi sviluppi derivano grandi responsabilità

Eccoci qui, ancora una volta, a riflettere sugli effetti della quarta rivoluzione industriale e della crescente responsabilità che gli sviluppatori hanno assunto dall’avvento dei social e che potrebbe finire con l’era di una Skynet brandizzata Apple. D’altronde giornalisti e politici si curano di far cliccare sul proprio articolo e vincere elezioni, qualcuno doveva occupare un trono rimasto vacante.

Una ricerca realizzata nel 2017 dall’Institute for the Future prevedeva che l’85% degli studenti avrebbe praticato professioni che ancora non possiamo immaginare entro il 2030. In effetti il dato non sembra essere così distante dalla nostra esperienza. Chi di noi alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” avrebbe risposto l’influencer, il social media manager o l’UI designer? Anche solo un anno fa, in quanti avrebbero voluto seguire un corso di prompt design per dialogare in modo efficace con un’intelligenza artificiale?

Gli sviluppatori costruiscono nuovi spazi di lavoro, mentre i comuni mortali cercano di occuparlo come meglio possono. Cosa succederà quando il destino del terreno lavorativo sarà nelle mani di entità non umane?

Sacerdoti digitali

Il processo in corso ricorda da lontano lo sviluppo delle religioni. Uomini riuniti si creano divinità da cui essere comandati. I più furbi scelgono di diventarne portavoce levandosi al di sopra della massa che rimane ferma ad ascoltare. I Brahamani conservavano l’ordine e nemmeno i Re potevano prendere decisioni senza interrogarli e conosciamo bene il potere dei Papi durante l’alto medioevo. Oggi assistiamo alla tendenza a idolatrare ammenicoli fast-tech, wearable device e Web-Dev che si autoincensano con appellativi quali Evangelist, Guru e via dicendo. Davvero dovremmo riporre una fiducia illimitata in questi software e in queste persone? Di cosa abbiamo bisogno per il nostro bene?

prompt designer

Nella situazione contemporanea almeno abbiamo la prova “tangibile” dei risultati del dio artificiale, digita uno digita due, pronuncia il tuo nome, iscriviti, registrati, accetta le condizioni e così via. Il problema è che quando costruiamo qualcosa capace di eseguire compiti al nostro posto non abbiamo più bisogno di un tramite. Le Intelligenze Artificiali stanno togliendo lavoro addirittura a chi le crea. Un discreto problema per i sacerdoti della tecnologia. Prendi la pala e scava la fossa. 

Nel momento in cui l’IA arriverà ad occuparsi autonomamente di progettazione software e web development, probabilmente alle fiere di settore saliranno sul palco sviluppatori preoccupati per il proprio futuro. 

Pronti per il prossimo corso?

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