Le stesse aziende Big Tech che sembrano promuovere il benessere incentivano l’uso di app e sfruttano condizioni di lavoro che lo erodono. Un focus sulle condizioni di lavoro in Foxconn e non solo.
Da consumatore di prodotti Apple mi lascio affascinare dall’attenzione che la mela morsicata pone nei confronti della mia salute: una cura quasi ossessiva, cominciata anni fa conteggiando il numero di passi, poi offrendo consigli sulle abitudini alimentari, il monitoraggio del sonno per diminuire lo stress e aumentare il tono dell’umore. Apple è solo l’esempio che conosco meglio, ma tutti i brand ci invitano a controllare costantemente i nostri parametri vitali e offrono suggerimenti utili per restare giovani e atletici.
Braccialetti, smartwatch e altri oggetti indossabili prestano attenzione ai nostri sforzi, al battito cardiaco, alla pressione sanguigna; i nostri telefoni ci invitano a rispondere a questionari per capire se siamo depressi o meno, mentre dispositivi di ogni genere ci spronano a respirare lentamente, a praticare la mindfulness e ad abbracciare stili di vita salutistici.
Tecnologia e salute: un rapporto paradossale?
Fino a qui tutto bene, più o meno. Dico più o meno perché potremmo parlare della medicalizzazione delle nostre emozioni, dell’ossessione per la forma fisica e di una strana idea di felicità che dovrebbe permeare ogni nostra azioni ma non mi ci addentrerò per lasciare spazio a un’altra riflessione.
Il fatto paradossale è che queste tecnologie sono in buona parte la fonte primaria della nostra frustrazione, della stanchezza perenne, delle manie compulsive e di altre sindromi varie (dalla FOMO al burnout da iperconnessione). Ed è ancora più paradossale che tutta questa meticolosa attenzione venga riservata a una parte dell’umanità mentre un’altra, quella che sta nelle manifatture delle Big Tech, sia ridotta praticamente in schiavitù.
Se da un lato questi moderni genitori digitali si preoccupano molto del benessere di noi clienti, dall’altro dimenticano e anzi torturano proprio quei figli che permettono loro la fama e i guadagni che conosciamo.
Nel frattempo, dall’altra parte del mondo
Chissà come si sta sentendo in questo momento un operaio di Foxconn? Cosa potranno scrivere sull’App salute a fine giornata?
La famigerata azienda che assembla in Cina i nostri iPhone è al centro di inchieste e denunce da anni. Nel 2017, in occasione del lancio ufficiale dell’iPhone X, la campagna internazionale “iSlave” aveva cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni di lavoro nelle fabbriche cinesi. Secondo queste inchieste i lavoratori vivevano in uno stato di sfruttamento costante, arrivando addirittura a suicidarsi schiacciati dagli orari 996, dalle 9 alle 21 per 6 giorni settimanali, pratica che dal 2021 è divenuta illegale ma che ancora vige in molte realtà.
Ho trovato qui un report del 2023 che documenta quanto emerso dalle indagini in questi mega stabilimenti. Tutto questo mentre noi ci ammaliamo di salute e chiediamo rispetto per le nostre emozioni e desideri. Mi chiedo se un po’ di questa preoccupazione per i nostri centimetri di adipe addominale potrebbe essere riposta anche per migliorare la vita di altri.
Negli stessi giorni in cui in Europa infatti si dibatte (giustamente) sulla riduzione dell’orario di lavoro a 36 o 32 ore settimanali, in Cina altre persone lavorano 72 ore a settimana tra discriminazioni, violenze e mancanza totale in termini di sicurezza.
Diritti non trovati
Chiudo con una nota non priva di un certo umorismo. Svolgendo la ricerca per questo articolo, il mio collaboratore mi ha segnalato che esiste un codice di condotta per fornitori Apple, la cui pagina, regolarmente indicizzata, ma riporta un simpatico messaggio “Pagina non trovata”.
Un testo che sembra disvelare, non senza una certa ironia, una qualche verità.
Per approfondire:
https://www.apple.com/it/newsroom/2023/06/apple-provides-powerful-insights-into-new-areas-of-health/
https://www.agi.it/estero/news/2022-11-03/foxconn-fabbrica-cinese-iphone-suicidi-diritti-umani-18688342/
https://www.wired.it/attualita/tech/2019/12/18/lavoro-minorile-apple-google-congo/
https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/il-sindacato-entra-anche-in-apple-cosi-crolla-lo-storytelling-delle-big-tech-isole-felici/
https://www.swissinfo.ch/ita/sfruttamento-e-abusi-dietro-ai-nostri-dispositivi-elettronici/48968536
https://www.dinamopress.it/news/cina-islave-lavoratori-denunciano-lo-sfruttamento-nella-fabbriche-della-apple/
https://www.repubblica.it/esteri/2019/12/17/news/rd_congo_14_famiglie_contro_apple_e_google_hanno_ucciso_i_nostri_figli_-243687644/
https://www.repubblica.it/esteri/2021/10/15/news/cina_ore_di_lavoro_worker_lives_matter-322246396/
https://www.amazon.com/Goodbye-iSlave-Manifesto-Geopolitics-Information/dp/0252082125
https://focus.cbbc.org/what-does-the-recent-ban-on-996-mean-for-chinas-future-work-culture/amp/
https://chinalaborwatch.org/investigation-of-an-apple-supplier-chengdu-foxconn-report-in-2023/