Con San Valentino alle spalle oggi possiamo concentrarci sul mondo dei single, per certi versi più affascinante e interessante. Sia nel caso non si abbia un partner per propria volontà o sfortuna, il mondo digitale giunge in soccorso per animare la situazione. Oltre a Tinder e Grindr esistono centinaia di dating app caratterizzate da specifici interessi, non senza sorprese. Eccone alcune per chi vuole sperimentare una “ricerca dell’amore” differente.
Le dating app sono un universo ricco e tutto da esplorare. Tra chi ci trova l’amore di una vita, chi un modo per riempire una serata vuota e chi prova ad uscire dalla propria comfort zone, sono moltissime le opportunità che Internet porta con per chi cerca amore, o almeno qualche brivido di passione.
Opportunità frutto anche di menti che guardano oltre, capaci di immaginare i modi più strani per incontrare l’anima gemella. Per preparare questo piccolo articolo sono sceso nei meandri delle dating app: grattando sotto la superficie delle più conosciute come Tinder, Grindr, Badoo e Meetic si trovano infatti app specializzate per ogni tipo di ricerca. Dalle più classiche come Bristlr, destinata per matchare solo persone barbadotate, e Tallfriend, per incontrare gente letteralmente alla propria altezza, si scende fino a Clown Dating, Furry Mate e Vampire Passion.
Ritengo che uno dei principali requisiti di una dating app sia la quantità di utenti presenti. Potrei anche proporti l’app che fa al caso tuo, ma se a usarla siete tu, Jess Smith (Ohio), Shiro Sukuzi (Sendai) e gli sviluppatori non penso potresti avere molta libertà di manovra.
Ecco allora una lista si particolari app di incontri (non mainstream) con una certa possibilità di successo:
Grazer: la dating app vegan
Qualcuno diceva “siamo ciò che mangiamo”. Chi ha creato Grazer deve averci creduto molto. Quest’app infatti è dedicata nello specifico agli incontri per vegani e vegetariani. Tramite la geolocalizzazione è possibile matchare con partner che condividono i propri valori gastronomici, visualizzando foto e descrizione. Da chi vuole semplicemente cercare partner dai gusti affini a veri e propri attivisti animalisti, gli utenti di Grazer almeno non ti proporranno mai un primo appuntamento da McDonald.
Happn per i colpi di fulmne
Quante volte abbiamo incrociato lo sguardo di qualcuno in bus rimanendo fulminati? In meno di una fermata abbiamo già immaginato il primo appuntamento, il matrimonio e la vecchiaia insieme. Happen intende fornire un piccolo aiuto a queste situazioni. Quando due utenti si incontrano infatti lo smartphone segnala i rispettivi profili e a fine giornata è possibile passare in rassegna tutti gli utenti incontrati. Sia mai che il nostro colpo di fulmine si trovi tra di loro. In seguito, come con Tinder, se i due si piacciono a vicenda è possibile iniziare a conversare e conoscersi.
Muzing per uscite culturali
Quest’app è per tutti gli amanti dei musei e delle mostre. Promettendo di essere il nuovo Tinder della cultura, Muzing presenta un calendario costantemente aggiornato con tutte le manifestazioni ed eventi culturali nel mondo. In base alle affinità culturali è infine possibile incontrare persone con gusti simili e fissare degli incontri per conoscersi meglio tra un’opera e l’altra. Affinità elettive e interessi culturali potranno farti uscire dalla singletudine?
Once: slow love
Once non ti offre tutto ciò che gli capita a tiro nei dintorni. A differenza delle principali app di dating, non sarai sommerso da un’infinità di profili tra cui scegliere, ma avrai a disposizione quattro utenti al giorno tra cui decidere. Ciò è possibile grazie a uno studio di corrispondenza apparentemente più approfondito che cerca di garantire la qualità dei match più che la quantità. Per questo motivo è anche l’app prediletta da chi cerca relazioni a lungo termine. Ma funzionerà?
The Inner Circle: gli hobby al centro
Esistono persone con troppi interessi, altre che non ne hanno e poi ci sono quelli che verrebbero definiti “fissati”: un solo interesse a cui dedicare anima e corpo. Per quest’ultima tipologia The Inner Circle è l’ideale. L’app infatti propone profili di utenti che condividono lo stesso hobby. Se non dovesse andare in porto almeno avrai incontrato qualcuno con cui parlare liberamente di ciò che più ami.
Ci sono altre centinaia di modi per incontrare persone a partire da piattaforme digitali ma questa selezione vuole essere di aiuto a tutti coloro che, per timidezza o mancanza di tempo, faticano a trovare un partner.
E per chi proprio non vuole scaricare, iscriversi e creare profili online ricordo che c’è sempre un mondo fisico in cui incontrare persone in carne e ossa e che ogni momento può essere quello giusto!
Per fare SEO su WordPress, ci sono diverse cose che puoi fare, per migliorare il tuo sito e quindi aumentare il suo ranking sui motori di ricerca. Innanzitutto, dovresti assicurarti di avere una buona struttura del sito e una navigazione facile e intuitiva. Inoltre, potresti utilizzare un’estensione SEO per aiutarti a ottimizzare i tuoi contenuti.
Per fare SEO su WordPress ci sono diversi modi. Uno di questi è installare un plugin SEO come Yoast SEO, che ti permette di ottimizzare il tuo sito in modo facile e veloce.
Ci sono molti plugin SEO per WordPress che possono essere utilizzati come alternativa a Yoast SEO. Alcune delle opzioni più popolari includono:
All in One SEO Pack (in versione gratuita o premium)
Rank Math
SEOPressor
The SEO Framework
Google Site Kit
SEO Squirrly
Tutti questi plugin offrono funzionalità simili a quelle offerte da Yoast SEO, come il controllo dei metadati, la generazione di sitemap e l’ottimizzazione delle parole chiave. Scegli quello che ritieni possa soddisfare al meglio le tue esigenze.
Una volta che hai installato il plugin, puoi seguire questi passi:
Assicurati che il tuo sito sia facile da navigare e che i contenuti siano ben organizzati, in modo che i motori di ricerca possano facilmente capire di cosa parla il tuo sito.
Aggiungi un titolo e una descrizione univoca a ogni pagina del tuo sito. Queste informazioni verranno mostrate nei risultati di ricerca, quindi è importante che siano accattivanti e che forniscano agli utenti una buona idea di ciò che troveranno sul tuo sito.
Utilizza le parole chiave appropriate in tutti i tuoi contenuti. Se stai parlando di un argomento specifico, assicurati di utilizzare le parole chiave pertinenti in modo naturale nei tuoi titoli, nelle intestazioni e nel testo.
Crea contenuti di qualità. I motori di ricerca premiano i siti che pubblicano contenuti originali e di qualità. Assicurati di offrire informazioni utili e accurate ai tuoi lettori e di aggiornare regolarmente il tuo sito con nuovi contenuti. Anche stile e Tone-of-Voice dovrebbero essere allineati e coerenti.
Ottimizza le immagini del tuo sito. Assicurati di utilizzare nomi di file descrittivi per le tue immagini e di aggiungere i tag alt per ogni immagine. Questo aiuta i motori di ricerca a capire di cosa trattano le tue immagini e migliora la tua visibilità online.
Sono tante le attività che possiamo svolgere: inserire link interni ed esterni, prestare attenzione ai titoli, inserire elenchi puntati e altri elementi che facilitino la lettura, verificare la velocità di caricamento degli elementi nella pagina, etc. Fin qui dunque la parte tecnica che tuttavia deve sempre essere vista all’interno di una visione più ampia.
Non prendiamo come vere tutte le indicazioni che ci vengono fornite dai tools e dai plug-in di cui si è parlato. Ad esempio la keyword density, ossia la presenza di parole chiave in un testo, non è un fattore fondamentale. Le indicazioni del plugin Yoast riguardo la densità delle parole chiave nel testo possono essere tranquillamente ignorate. Ciò che non dobbiamo ignorare invece è il nostro pubblico. Capire come stimolarlo, interessarlo e coinvolgerlo, a volte stupirlo o lasciarlo con un dubbio.
Se sei giunto fin qui ho una rivelazione da farti. Questo breve articolo è stato scritto anche grazie all’utilizzo di ChatGPT. In questo periodo sto sperimentando un po’ di possibili applicazioni dell’Intelligenza Artificiale per la generazione di immagini, come nel caso del mio regalo di Natale ai clienti, e cercando di capire un po’ meglio di cosa si tratta. Per questo sto esplorando il mondo dell’intelligenza artificiale, con curiosità e a volte un po’ di inquietudine, nella volontà di capire come macchine e uomini possano collaborare e per la prima volta me ne sono avvalso per la stesura, in parte, di un testo.
Perché ho deciso di far parlare proprio di SEO a una IA? Chi scrive per il Web sa bene quanto sia importante seguire alcuni principi utili per massimizzare la propria capacità di diffusione tramite motori di ricerca. A volte diamo anche troppa importanza a ciò che può piacere a un algoritmo, dimenticandoci per chi stiamo scrivendo davvero, il nostro target.
L’implementazione delle Intelligenze artificiali nella stesura di un testo potrebbe comportare un ulteriore passo avanti definendo un nuovo panorama nella content creation. Pe esempio potrebbe avvenire una ridefinizione delle stesse modalità di indicizzazione, per favorire maggiormente contenuti utilizzabili dalle stesse IA per generare risposte adatte alle domande dell’utenza.
Voglio lasciare la chiusura proprio a ChatGPT: ecco come terminerebbe un articolo su SEO e WordPress.
Spero che questi consigli ti siano stati utili. In generale, fare SEO su WordPress richiede un po’ di tempo e di impegno, ma può aiutarti a migliorare la visibilità del tuo sito e aumentare il traffico verso di esso.
Abbiamo potuto leggere numerosi articoli su Patagonia, il suo fondatore e la cessione della quasi totalità delle azioni a un Ente no profit per combattere il cambiamento climatico. Per questo motivo ho voluto estendere la riflessione, mettere a confronto due realtà guardando a come gestiscono (o provano a gestire) strategie di Brand activism. Perché se tutti possono sostenere una causa, in pochi sanno farlo bene.
Il fondatore di Patagonia ha trasferito il 98% delle sue azioni a un Fondo e un Ente per combattere il cambiamento climatico. La notizia è stata trattata come decisione rivoluzionaria, qualcosa che apre la strada a un nuovo modo di pensare di fare impresa. Questo è tuttavia solo l’ultimo step di una società che da sempre si è distinta nel mondo della moda, non limitandosi ad azioni sporadiche ma facendo del brand activism uno dei propri punti di forza.
Ne parlo spesso nei miei corsi. Patagonia non è insolita infatti a campagne di sensibilizzazione sui temi ambientali. Alcuni di voi forse ricorderanno quella di “Don’t buy this Jacket” o le pagine sul sito durante le elezioni USA in cui si elencavano, indipendemente dal colore politico, i nomi dei candidati che si impegnavano contro il global warming.
A questo punto della storia però accade qualcosa che cambia ulteriormente le regole del gioco. Yvon Chouinard non sarà più il proprietario dell’azienda, ma supervisionerà il nuovo Fondo nato ad hoc, la Patagonia Purpose Trust, per garantire che i ricavati vengano devoluti per la causa che ormai segue da decenni. Attenzione, non è certo la prima volta che un imprenditore cede tutto a una Fondazione, spesso anche solo per vantaggi dal punto di vista fiscale, e si dedica ad attività filantropiche. Questa volta però c’è qualcosa di più e di diverso.
Facciamo un passo indietro per conoscere la vita del fondatore del brand prima ancora della nascita di Patagonia stessa. È in questo modo che troviamo la chiave di lettura corretta per comprendere questa sua ultima decisione.
L’attivismo prima del Brand
Nel 1947 Yvon inizia ad arrampicare e questo sport lo porta a vivere a stretto contatto con l’ambiente naturale che impara ad amare e rispettare. Col tempo inizia a studiare e produrre attrezzatura da arrampicata, arrivando a fondare, nel 1957, una prima attività commerciale. Col passare degli anni si accorge però che i chiodi utilizzati per le scalate stavano danneggiando quello stesso ambiente capace di regalargli grandi emozioni. Per questo motivo introduce intorno nei primi anni 70 nuovi modelli meno dannosi, sviluppando anche il concetto di “scalata pulita”.
Questo è il primo segnale che ci permette di comprendere meglio le sue azioni successive.
Perché andare verso il Brand Activism
Un amore disinteressato per l’ambiente, presente ancora prima dello stesso brand: questo è ciò che definisce la potenza di Patagonia, portandola ad essere universalmente riconosciuta come una tra le prime “attività attiviste”. Infatti l’attenzione che Yvon riponeva nella produzione di attrezzatura che non impattasse sulla roccia si è trasferita nelle linee guida che hanno mosso l’azienda d’abbigliamento sin dalla sua nascita.
Patagonia non è solo un brand attento al suo impatto sull’ambiente: cerca attivamente soluzioni per far si di produrre un cambiamento sensibile. Questo discorso si inserisce a pieno in una fase di transizione che il mondo dell’imprenditoria che il marketing, quello buono, non può ignorare. Ormai costruire un’identità di marca unicamente attraverso i propri prodotti o servizi sta diventando via via insufficiente.
I consumatori si aspettano sempre più partecipazione da parte dei brand all’interno delle questioni sociali. I marchi non sono più considerati entità scollegate dal mondo, sono pienamente immersi nella contemporaneità e hanno più possibilità di introdurre un cambiamento, spesso più della stessa politica che si dimostra farraginosa, lenta e spesso insensibile rispetto ai temi che la società civile sente sulla propria pelle. Per un brand oggi è necessario prendere posizioni chiare e portarle avanti con coerenza: non agire è peggio che scendere in campo per la squadra avversaria.
Non tutte le attività possono divenire la nuova Patagonia, certo non dal giorno alla notte. Ciò che è alla portata di tutti invece è iniziare a muoversi concretamente, seguendo una causa e attivandosi per prendere parte a segnare il sentiero da intraprendere.
Ma come fare?
Evitare il “causa”-washing
Attivarsi per una causa a livello aziendale è una questione seria. Numerose attività si sono affacciate a questa strategia venendo solo un’ulteriore possibilità di marketing, portando addirittura alla creazione di un termine per indicare questo esatto comportamento: il [inserire nome della causa]-washing. Troppe volte infatti ci si trova di fronte ad azioni meramente di facciata, talvolta ridicole, altre volte capaci di compromettere la fiducia nel brand.
Essere accusati di sostenere una causa solo a livello superficiale può costituire un grosso danno di immagine, a volte difficilmente riparabile. Il primo consiglio che mi sento di dare è non avvicinarsi a questa strategia senza aver prima sviluppato una profonda consapevolezza su ciò che significa supportare attivamente una causa. In poche parole non inventarsi nulla, non raccontare bugie, non cavalcare onde emotive e non mentire rispetto a sé stessi e al proprio pubblico. Vero è che il consumatore medio può essere distratto o acritico ma prima o poi i nodi vengono al pettine e quando ciò accade, nell’era dei social, sono c****, per dirla in francese.
Da qui deriva anche un secondo punto: non bisogna avere fretta. Anzitutto perché comprendere quali cause supportare è un percorso interno, un guardarsi prima dentro, in modo sincero e poi diffondere all’esterno il messaggio trovando le parole giuste, curando ogni aspetto, prevenendo eventuali obiezioni e nella consapevolezza che, per quanto si facciano degli sforzi, si può sbagliare. Cercare di velocizzare il processo rende solo evidente che il fine ultimo non è garantire supporto, ma cercare di emergere, autocelebrandosi, e non è proprio il caso.
Una volta deciso di intraprendere il percorso in una determinata direzione è necessario fornire con costanza prove del fatto che si sa andare oltre le semplici parole. Questo non significa imbarcarsi necessariamente in grandi attività. Possiamo partire dalla riorganizzazione interna, o da buone pratiche di ufficio o ancora dall’implementazione di regole più ecosostenibili, inclusive e rispettose. Cominciare con piccoli gesti e consolidarli nel tempo è già un segnale positivo.
Infine, bisogna avere il coraggio di ammettere i propri errori: tentare di nasconderli sarebbe peggio. Questo perché evidenziare in prima persona dove si sbaglia è anche segno di un’auto-osservazione che implica un’attenzione particolare per il proprio percorso.
Lo sa bene chi fa marketing. Poniamo grande attenzione a tanti dettagli ma qualcosa può sempre sfuggire o avrebbe potuto essere realizzato meglio. Capire dove si sta sbagliando, comunicarlo e perché no coinvolgere il proprio pubblico nel processo di miglioramento chiedendo consigli può aiutarci a fare bene, con umiltà e determinazione.
Un caso esemplare (di pink-washing): KFC contro il cancro al seno
Uno degli esempi più famosi di ciò che non è brand activism ci è stato fornito da KFC, catena di fast food specializzata in pollo fritto.
Nel 2010 annuncia che per ogni secchiello di pollo fritto acquistato avrebbe donato 50 centesimi a un’associazione di volontariato per la lotta contro il cancro al seno. Per l’occasione avevano prodotto anche dei secchielli rosa (e di che colore se no?) per promuovere la campagna e il risultato fu una donazione complessiva di 4 milioni di dollari. Tutto fantastico, vero? Sì, se non per due grandissimi problemi venuti a galla successivamente.
In primo luogo il Washington Post ha evidenziato come la donazione complessiva venne eseguita prima della fine effettiva della campagna. Ciò significa che il numero di secchielli acquistati non avrebbe influenzato la somma totale, ma solo i guadagni di KFC. Se questo punto era più una mossa nascosta, al limite perdonabile in virtù della bontà dell’azione nel suo complesso, il secondo problema era invece alla luce del sole. In molti hanno criticato l’operazione (in effetti non ci vuole proprio un nutrizionista per capire che pollo fritto e prevenzione di malattie gravi non vanno proprio a braccetto insieme). Tutti sappiamo infatti che il fritto non rappresenta certamente una buona base per la propria alimentazione e che va limitato. Secondo alcuni studi inoltre, è tra le cause indirette del cancro.
Il secchiello rosa della campagna incriminata
La donazione quindi, pur rimanendo indiscutibilmente generosa, è passata in secondo piano rispetto alla poca bontà della campagna, diventata una dei più famosi casi di pinkwashing.
Diverso sarebbe stato il caso in cui KFC avesse scelto di cambiare ingredienti o di proporre alternative più salutari per incentivare abitudini alimentari corrette, fare prevenzione e sostenere migliori stili di vita. Avrebbe potuto anche scegliere una strada alternativa, facendo ammenda e dichiarando che, pur proponendo un menù non caratterizzato dall’essere salutista, questa volta mangiare pollo fritto avrebbe fatto anche del bene.
Questo è solo un esempio, tra i tanti, che permette di comprendere come senza una reale riflessione a monte, operazioni di questo genere possono portare a risultati non solo deludenti ma controproducenti.
Come consulente marketing credo profondamente in un approccio orientato a creare valore aggiunto attraverso azioni reali che possano lasciare un segno positivo per la società, l’ambiente, gli animali non umani, i diritti ma ho anche desistito dal farlo con brand che non erano pronti. Occorre maturità, impegno, serietà, costanza.
Quanto più vogliamo impegnarci quanto più dobbiamo prima crescere come organizzazioni e come persone.
Giovedì 1 settembre 2022. Un giorno da annotare. Perché? Forse c’entra qualcosa la missione per il ritorno sulla Luna? No, ma sempre di uno sbarco si parla. A 23 giorni dalle elezioni, le maggiori forze politiche del paese hanno aperto un profilo su TikTok. Questo momento mi permette di elaborare una breve riflessione sulla comunicazione politica sui social. Può essere TikTok il canale adatto per fare comunicazione politica? Come rimbalzano i video su altre piattaforme? Come le testate giornalistiche tradizionali riprendono l’argomento? Potremmo parlare di memificazione?
Le elezioni del 25 settembre sono alle porte e, improvvisamente, molti esponenti della politica italiana alla disperata caccia di voti per quella che si preannuncia la tornata elettorale con il maggior astensionismo della storia d’Italia, approdano su Tiktok. Ecco come i diversi leader hanno esordito.
Politici e Tiktok
Silvio Berlusconi, 85 anni suonati, noto da sempre per la sua attenzione verso le giovani, inizia a interessarsi in senso più ampio all’elettorato giovanile e si lancia con un primo video e bisogna rendere conto dell’impatto dell’iniziativa. In un giorno l’ex cavaliere ha accumulato più di 5 milioni di visualizzazioni, 28mila commenti, 100mila condivisioni, portando il profilo a raggiungere in meno di 24 ore i 300mila follower. A questi numeri bisogna aggiungere l’infinità di conversazioni, articoli, contenuti social e condivisioni su ogni altra piattaforma, da Twitter a Instagram.
Ciao ragazzi, eccomi qua. Vi do il benvenuto sul mio canale ufficiale #Tiktok per parlare dei temi che più stanno a cuore a Forza Italia e al sottoscritto e che vi riguardano da vicino: parleremo e discuteremo del vostro #futuro Vi racconterò di come vogliamo rendere l’#Italia un Paese che possa darvi nuove opportunità e la possibilità di realizzare i vostri sogni. Ci rivediamo presto su TikTok ! #silvioberlusconi#berlusconi#elezioni#forzaitalia🇮🇹💪❤️#politica#giovani
Uno dei prodotti più diffusi riguarda il paragone tra il cavaliere e un episodio specifico de “I Simpson”. Il Signor Burns, il vecchio magnate a capo della centrale nucleare della città, cerca di infiltrarsi a scuola adottando lo stile estetico e linguistico di un “giovane” con scarsi risultati. Parallelismo quanto mai azzeccato. L’esito fa accapponare la pelle anche agli osservatori meno severi e solo le urne potranno dire se questa ulteriore “discesa in campo” saprà conquistare i voti della GenZ. Il Cringe ha raggiunto vette inesplorate.
MEME
La politica ai tempi di TikTok include anche il terzo polo. Anche il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ci prova. Già avvezzo a forme di comunicazione meno istituzionale (come dimenticare il suo stile Fonzie ad Amici?) arriva su TikTok facendo leva sui suoi “cavalli da battaglia” quando si parla di giovani: i meme “First reaction Schock” e “Shish”. Da lui ormai ci attendiamo davvero solo il corsivio.
Il PD, attraverso Alessandro Zan, si presenta sulla piattaforma sottolineando il suo impegno nella lotta all’omotransfobia e ricordando come il centro destra abbia fatto affondare il decreto brindando e applaudendo in aula. Tema senz’altro caro alla generazione presente sul social. Risultato più che buono con un tone-of-voice che non vuole sorprendere, decisamente più low profile rispetto ad altri.
Bisogna infine anche tenere presente che altri personaggi quali Matteo Salvini, Giuseppe Conte e Giorgia Meloni possono vantare una presenza più lunga in questo spazio. Caso rilevante sono le varie dirette del leader del Carroccio, in cui risponde direttamente ai suoi utenti, ringraziandoli per le donazioni che si possono effettuare attraverso TikTok oppure approfittando di commenti negativi per rispondere con le modalità ben note a cui siamo ormai abituati.
La politica ai tempi di TikTok tra meme e finzione
In un paese in cui i Partiti tendono a trascurare il dialogo con i giovani (ricordiamo che gli elettori under 30 sono circa 10 milioni) i tentativi fino a qui osservati appaiono abbastanza ridicoli, quando non del tutto comici.
Non a caso le prime dirette TikTok (e anche alcune campagne social) sono diventate il materiale di partenza per la creazione di diversi meme.
Il Meme è diventato il comun denominatore della comunicazione politica rivolta a questa fascia di età, volontariamente o non. Enrico Letta con il suo “Scegli” declinato in diverse salse (dai no vax alla carbonara col guanciale) e la Leader di Fratelli d’Italia con l’ormai storico remix del suo discorso “Sono Giorgia”, ballato nelle feste queer al pari di un brano Miss Keta.
Così facendo, le comunicazioni social, che avrebbero il potenziale di favorire una maggiore trasparenza e vicinanza tra giovani elettori e politici, finiscono per costruire un muro, o meglio un vetro, tra queste due classi.
In tal senso l’ultimo numero di Krang, progetto editoriale di Marketing Arena che merita il nostro plauso, mi offre uno spunto di riflessione. Simone Sarasso, parlando di “limiti” introduce il concetto di vetrificazione che si sostituisce alla genuinità della trasparenza. Nella nostra società il mostrarsi a ogni costo diviene il nuovo limite, che lui stesso definisce endemico. Ne parla in tutt’altro contesto ma spero di non far torto alle intenzioni del docente del NABA, trovando un legame tra questa idea e quanto sta accadendo nell’improvvisata comunicazione digitale di molti politici: finta, distante dalla realtà, autoreferenziale. Di fronte a contenuti di questo tipo è ovvio che prevalga la diffidenza rispetto alla fiducia: un utente mediamente istruito tenderà più che riflettere sugli argomenti trattati, sul motivo per cui un politico gli sta parlando in quel modo.
A cena, parla di politica con Will_Ita
Per fortuna la politica ai tempi di TikTok non è fatta solo dai carrieristi del potere. Voglio concludere con un esempio di tutt’altra matrice. In tutto questo “shitstorm politico”, la campagna informativa promossa da WillMedia è degna invece di una nota positiva. Con un seguito composto all’80% da Under35 questa agenzia stampa ha tutto da guadagnare fornendo al proprio pubblico contenuti in linea con i propri bisogni, nel modo più efficace possibile.
Attraverso i social propone storie e post per riflettere sulle varie proposte politiche attraverso un linguaggio che si adatta bene al target da coinvolgere. Scorrendo la pagina Instagram per esempio è possibile trovare infografiche precise e velocemente comprensibili, reel riguardanti le notizie più recenti e anche i tanto amati meme che la politica non sa spesso usare. In questo caso il contenuto non è fine a se stesso, non cerca solo di divertire: costituisce il primo contatto per andare ad approfondire l’argomento in questione.
L’impegno della pagina svalica infine i confini digitali, promuovendo la propria campagna informativa anche con manifesti fisici sparsi per Roma e Milano in questi giorni: “La politica non piace a nessuno. No, non è con questa frase che farai un figurone a cena”. È chiaro quindi l’intento di Will di recuperare l’attenzione di chi si sente lontano dalla vita politica, promuovendo un’informazione chiara ed efficace. Che sia perché gli argomenti sono spesso oscuri o perché non ci si sente rappresentati, questa campagna invita ad interessarsi in modo genuino alla politica attraverso un approccio coinvolgente e accessibile.
Un esempio di come, con la giusta creatività e con una certa onestà intellettuale, sia possibile utilizzare i social anche per dialogare e riflettere su argomenti complessi.
Da qualche anno si sente parlare di contesto VUCA ma ancora non ne afferriamo la portata. Forse per sentirci più tranquilli o per pensare di poter capire e immaginare il futuro spesso fingiamo di essere in una situazione molto più lineare e prevedibile. Non è così.
Design & Future Challenges è un percorso per portare innovazione nelle PMI, nato dalla sinergia tra CNA Reggio Emilia e UNIBO.
In questi mesi ho collaborato con CNA Reggio Emilia, Area Education, le unioni Artistico e tradizionale e Produzione e l’Università di Bologna – Advanced Design Unit per ideare e realizzare Design & future challenges – studenti e imprese affrontano le nuove sfide del futuro, un progetto che nasce con l’obiettivo di portare nuove idee per le imprese con approcci volti a rispondere alle esigenze contemporanee offrendo prospettive diverse per creare prodotti in linea con le aspettative del mercato, per sfruttare al meglio le piattaforme digitali, per comunicare a stakeholder, prospect e clienti e per cavalcare il cambiamento, approfittando delle opportunità che ogni momento di crisi porta con sé.
Nelle Società complesse infatti la mera pianificazione non è sufficiente. Occorrono approcci di Design Thinking attraverso cui ideare, prototipare, realizzare e testare prodotti e processi apprendendo in modo costante e integrando nuove conoscenze. Il design diviene quindi modello di riferimento per fare innovazione in modo sostenibile, sviluppare nuovi modelli di business, comunicare efficacemente e attuare una reale digital transformation.
Vere e proprie sfide quotidiane per imprese e designer che ritroviamo nel format che abbiamo previsto: Design & Future Challenges
Un format che si pone un triplice obiettivo:
Far fronte al cambiamento con proposte concrete che si sviluppano a partire da un approccio di design thinking favorendo lo sviluppo di contenuti di qualità, di idee, di visioni per l’innovazione
Tirocinio: CNA Artistico e Produzione promuovono tirocini formativi per gli studenti che possono così confrontarsi con aziende in grado di trasmettere il loro know-how e fornire temi concreti con cui confrontarsi.
Networking di qualità: CNA Artistico e Produzione crea così relazioni proficue tra Università, Imprese, Studenti e Imprenditori
Cosa abbiamo vissuto durante il webinar
Dopo i saluti di Fabrizio Barbieri – Presidente CNA Artistico e Tradizionale Reggio Emilia e di Silvio Bordoni – Presidente CNA Produzione Reggio Emilia, Ughetta Fabris, Chiara Bulgarelli ed Elena Vai (già Creative Director di Bologna Design Week) hanno introdotto le tematiche. Quindi abbiamo presentato le modalità di lavoro e suddiviso studenti e imprese in tre gruppi di lavoro, coordinati dai tutor accademici.
Strategie di comunicazione e vendita Simona Colitti – Tutor Accademico
Nuovi modelli di Business Matteo Gambini – Tutor Accademico
Trend di prodotto e processo Giulia Tonioni – Tutor Accademico
In questi mesi studenti e imprese lavoreranno a partire dai diversi quesiti posti dalle imprese per lavorare su progetti che verranno presentati il prossimo 15 aprile. Un percorso innovativo e ricco di opportunità che ci auspichiamo possa offrire buone idee per futuri sviluppi.
DOPO BOLOGNA DESIGN WEEK E CZECH DESIGN WEEK, ALKEMIA HA REINVENTATO UN FORMAT TUTTO DIGITALE PER IL 2020. TANTI ARTISTI, BRAND E DESIGN IN ATTESA DI UN PROSSIMO FUORISALONE .
Attraverso la singolarità e specificità dei manufatti dei diversi designer, Alkemia propone un nuova esperienze per stimolare una riflessione più ampia sul senso della creatività. L’evento si fonda sulla collaborazione tra mondo manifatturiero, designer e artisti, in un percorso in cui la materia si dissolve, si purifica e si ricompone.
Dopo gli allestimenti in occasione di Bologna Design Week durante il CERSAIE 2019 e a Praga a dicembre all’interno di Czech Design Week, Alkemia si reinventa con un’edizione tutta digitale in attesa di poter realizzare il nuovo allestimento curato da Stefano Lodesani Studio. Il percorso espositivo racconterà gli stati alchemici attraverso il colore – bianco, nero, rosso – luci, suoni e profumi, creando suggestioni simboliche e un’esperienza sensoriale che esalta il rapporto tra uomo e manufatto. Seguendo l’approccio eco-sostenibile di Digital Detox Design, vengono utilizzati materiali a minor impatto ambientale, quali tessuti, legno, metallo e tubi di cartone industriale che, grazie anche ai forti contrasti di luce e ombra, danno vita a un allestimento dalla forte valenza scenografica.
Stefano Lodesani Studio ha firmato progetti per mostre quali “Confessionali” di Michael Kenna nel 2017 e la recente su Antonio Fontanesi presso i Musei Civici di Reggio Emilia. Oltre che per l’architettura, coltiva la sua passione per il design e la grafica ottenendo pubblicazioni sull’ADI Design Index e sul catalogo del Compasso d’Oro.
Quest’anno abbiamo deciso di restare vicino al nostro pubblico con una serie di dirette web su Youtube e Facebook che si concluderanno il 3 dicembre. Ecco i protagonisti!
BRAND E DESIGNER
Doodesign espone la collezione outdoor “Stele” – composta da sedute e tavolino in terracotta – creata in collaborazione con il poliedrico artista di origine statunitense Niccolò Morgan Gandolfi, ispirata al giardino all’italiana e al lavoro dell’incisore e architetto del ‘700, Giovanni Battista Piranesi.
Stele di Doodesign
Matteo Giannerini presenta “M.I.N.E.”, una linea di complementi d’arredo che sovverte l’utilizzo di forme precise, proponendo una riflessione sulla cultura e sul ruolo del design come strumento democratico di unione e apertura. In mostra, una serie limitata di lampade e tulipaniere in ceramica smaltata reinterpretate in chiave iconica che – grazie ai rimandi cromatici e formali – assumono le sembianze metaforiche di tante ampolle alchemiche.
Mine di Matteo Giannerini
La creatività di Pollini Home presenta innovativi arredi ceramici con l’intento di dare risalto all’ambiente bagno, luogo in cui rilassarsi e dedicarsi alla cura di sé dilatando i tempi imposti dai ritmi del digitale e della social addiction.
Vincitore del premio Rebell, il brand NestArt presenta un’innovativa superficie pensata per il mondo del design e dell’architettura mettendo in mostra tavolini che attingono dalla tradizione della Tarsìa Rolese per riproporla con materiali evoluti ed eco-sostenibili.
Alessandro Mattia e Gloria Gianatti di Sapiens Design – vincitori del Red Dot Award 2019 nella categoria Product Design – espongono “YSO”, una coppia di tavolini, realizzata in collaborazione con Pollini Home, di altezze differenti che possono essere accostati o sovrapposti per generare giochi di forme. La forma esagonale del piano in gres porcellanato, l’impilabilità e la leggerezza della struttura in acciaio, conferiscono a “YSO” una forte valenza geometrico- architettonica.
YSO
In mostra anche “Intrecci”, un sistema di moduli
assemblabili che si rifà all’antica tecnica del
Pezzotto Valtellinese – la tradizionale lavorazione
basata sul riciclo di scarti di tessuto – valorizzato
dall’innesto nella trama di altri materiali.
Il designer Francesco Aiazzi presenta “TO.BE”, una sedia composta da uno scheletro fisso in legno eco-sostenibile e due moduli – schienale e seduta – dalle infinite possibilità di personalizzazione, per ottenere un oggetto unico e originale, in cui rispecchiare il proprio essere. Disponibili in diverse tipologie di legno, inserti in vetro, ceramica, stoffa e persino in erba, intesa come simbolo di rinascita.
Sponsor tecnici: Designers Guild (azienda leader di tessuti e rivestimenti per l’arredo), Sitmatic (innovative sedute ergonomiche incentrate sul benessere della persona), Profumi di Perugia (profumeria di nicchia che crea fragranze evocative, tra estetica e spiritualità).
CONCEPT ALKEMIA: un’esperienza di digital detox tra arte e design
Nell’era dell’iperstoria, le difficoltà di conciliare progresso tecnologico e valori etico-culturali con la dimensione umana impattano con evidenza nel nostro quotidiano. Sempre più spesso, si sente parlare della necessità di una nuova consapevolezza nell’uso delle tecnologie digitali. Queste hanno infatti trasformato radicalmente il mondo così come lo abbiamo conosciuto. I ragazzi iperconnessi vivono ormai dimensioni assimilabili a Hikikomori, le relazioni attraverso i social network si sono moltiplicate e le notifiche sono parte della nostra routine quotidiana: ci informiamo in modo spesso superficiale senza analizzare quel che leggiamo. Anche il tempo si moltiplica e si frantuma, i luoghi si virtualizzano, la produzione di arredi e complementi e il modo stesso di vivere e abitare risentono di queste trasformazioni, appiattendosi su logiche di mercato alla spasmodica ricerca dell’ennesimo dispositivo da collegare, aggiornare, ricaricare e consumare. Ogni tecnologia produce dei cambiamenti a livello cognitivo, ma nessuna fino a oggi era divenuta tanto onnipervasiva dell’esperienza umana. La téchne, che da un lato aveva affrancato l’essere umano da un’esistenza fragile e legata al destino delle stagioni, diviene oggi un’insidiosa gabbia nel momento in cui si afferma indipendentemente dalla coscienza di cosa significhi creare. Il percorso di Alkemia è strutturato per far vivere al visitatore un’esperienza di contatto profondo con sé, con l’ambiente sonoro e olfattivo, con la luce e con gli oggetti di design e le opere d’arte, recuperando questa consapevolezza.
Digital Detox Design intende promuovere una cultura rispettosa ed etica anche grazie alla partecipazione di esperti e professionisti del settore che interverranno nel corso della Digital Detox Night con le loro riflessioni e i più recenti studi sul tema.
VISUAL IDENTITY
Logo e grafiche sono a cura di Matteo Bandi, designer italiano che vive a lavora a Londra, dove si è laureato con Lode presso il Royal College of Art.
Il suo lavoro si concentra sull’interazione tra umano e oggetto. Creare con una componente emozionale è, infatti, al centro del suo interesse. Sorprendere, coinvolgere e divertire sono i capisaldi della sua ricerca sempre orientata a creare esperienze significative. Tra i primi a credere con passione in Digital Detox Design, ne cura ogni aspetto di immagine, esprimendone i valori con simboli e segni grafici.
LINGUE UTILIZZATE
Ad Akemia a Milan Design Week, li ideali di trasformazione dell’esperienza umana passano anche attraverso le lingue usate. Grazie al supporto di Luigia Oberrauch tutti i testi della mostra infatti sono disponibili, oltre che in inglese e in italiano, anche in esperanto, in omaggio a tutti coloro che credono in un’idea di armonia internazionale. L’esperanto è stato oggetto di approfondimenti recenti da parte di studiosi in tutto il mondo e TEDxRoma ha dedicato ultimamente un evento a questo argomento. Inventata ormai 150 anni fa dal medico e linguista Ludwik Lejzer Zamenhof, questa lingua artificiale continua a essere studiata e parlata da gruppi minoritari, ma resistenti in tutto il mondo.
MUSICHE
Al musicista e compositore Daniele Zamboni è stato affidato il compito di rivelare il potere totemico dell’emozione generata da ciascuna delle opere presentate, creando otto esperienze sinestetiche in cui la musica, la visione e il profumo evocano otto differenti stati interiori. Questi stati possono essere assimilati agli “arcana” alchemici ovvero forze che costituiscono e governano tanto l’uomo quanto la natura e che pertanto ci aprono le porte di una conoscenza affettiva, immediata dell’universo intero e del suo fondamento celeste. Gli “Otto silenzi per violino solo” sono suonati da Pietro Fabris, associando gli oggetti e i manufatti alle sue composizioni.
ARTI VISIVE
Non mancheranno le arti visive. Francesca Catellani espone il progetto fotografico “Underskin” – stampe a carbone su carta giapponese fatta a mano – un viaggio interiore nel mondo dell’inconscio e del sogno attraverso immagini rarefatte che emergono dal fondo per venire alla luce. L’artista presenta anche la nuova opera di video art “Between the lines”, un racconto degli stati dell’essere e del suo fluire attraverso le trasmutazioni.
Francesca Catellani – Preview “Between the lines”
In mostra, inoltre, le opere di Vera Pravda, artista visiva da sempre legata ai temi ambientali e i cui dipinti riducono significativamente il livello di inquinamento dell’aria perché realizzati con speciali pitture per edilizia che abbattono fino all’88,8% i NOx, gli ossidi di azoto prodotti dalla combustione. Le installazioni e i dipinti di Vera Pravda sono sempre intesi come azioni per intervenire in modo costruttivo nella società contemporanea, generando cambiamenti positivi tangibili.
Visibile anche il progetto “Papillions” di Ludovica Baraldi, un’installazione che unisce arte, design e arredo. Già esposto all’interno di Riverart e alla Biennale di Venezia, entra a far parte di Alkemia con un allestimento site specific, prima dell’esibizione a New York la prossima estate.
PROFUMI ALCHEMICI
Durante le serate si avvicenderanno diversi professionisti e artisti per fare immergere il visitatore nella bellezza dell’arte, prendendosi un attimo di pausa dal mondo dei social e delle notifiche. Si potranno conoscere i profumi alchemici di Carlo Sargenti che ha scelto l’evento per il lancio ufficiale delle nuove fragranze “Acqua di Perugia” le quali, attraverso un processo alchemico, trasformano l’antico veleno medioevale in essenze di benessere. Ecco così che Albedo, Rubedo e Nigredo divengono tre eau de parfum dal forte potere evocativo.
Ad affiancarlo, l’artista Gaetano Fiacconi che mostrerà le sue opere ispirate agli stati alchemici utilizzando un torchio antico.
GLI SPEAKER
Monica Bormetti, con il suo intervento “Gli smartphone fra noi e la vita”, parlerà degli effetti della tecnologia sulle capacità cognitive e di come riequilibrare l’uso del digitale.
La tecnologia ha sensibilmente migliorato le nostre vite ma, se non viene usata in modo
consapevole, rischiamo di subirne alcuni effetti. Essere sottoposti a continue stimolazioni dal
digitale, sottopone la nostra mente a uno stress cui l’essere umano non è abituato. E i servizi/app
usano una serie di trucchi psicologici perché aumenti il nostro tempo di utilizzo: abituiamo così il
nostro cervello a operare in modalità distratta (nell’illusione del multitasking) e questo ha effetto
sulla nostra capacità di stare concentrati ed essere creativi.
Psicologa e formatrice sul benessere digitale. Nel 2019 ha scritto #Egophonia (Hoepli), un libro che promuove un uso consapevole del cellulare.
Francesco Pozzi parlerà di Nudge: la “spinta gentile” degli ambienti e degli oggetti per il nostro benessere.
È il contesto che guida le nostre scelte. Le decisioni grandi e piccole, e le micro-decisioni della vita
quotidiana, sono costantemente influenzate dagli spazi e dagli oggetti con cui viviamo. Dove mi
siedo, come impiego i minuti liberi, cosa faccio con lo smartphone – ma anche: come mi sento,
cosa penso, quanto mi concentro o mi distraggo. L’economia comportamentale, o behavioral
economics, è la disciplina scientifica che più di ogni altra ha messo a fuoco i modi in cui subiamo
queste influenze. Il nudging, programma di ricerca per cui Richard Thaler ha vinto il premio Nobel
nel 2017, ha dimostrato come queste influenze possano essere governate e utilizzate per produrre
decisioni, grandi e piccole, migliori. Contesti che favoriscano il benessere psicologico.
Ph.D., insegna Behavioral Economics, co-fondatore di aBetterPlace.it, che si occupa di formazione, consulenza e progettazione in architettura delle scelte per il benessere individuale e collettivo.
Social warning, il Movimento Etico Digitale nato da un’idea di Davide Dal Maso che mira a informare ragazzi e genitori dei rischi e delle possibilità del web, sarà presente con Fabio Croci che parlerà di come educare al digitale per un rapporto equilibrato e sano con le nuove tecnologie, a partire dai giovani.
Ideatore e fondatore del Social Warning – Movimento Etico Digitale con l’obiettivo di portare la cultura digitale nelle scuole e università con azioni etiche e di informazione per un uso consapevole della rete.
Roberto Tucci, con gli studenti e le studentesse del primo anno del biennio Story Design della Scuola Holden – del corso di Paolo Iabichino – leggeranno alcuni testi del New Train Manifesto composto da 30 nuove tesi, una per ogni anno che manca al collasso del pianeta secondo il National Center for Climate Restoration australiano. Dal primo Cluetrain, ne prende a prestito il registro e la medesima impellenza. Scritto da ragazze e ragazzi che hanno tra i 19 e i 29 anni rappresenta un documento da leggere, rileggere e condividere e che invita a una nuova e profonda consapevolezza sul fare mercato, marketing e comunicazione nei prossimi 30 anni.
Andrea Sommani
LAndrea Sommani – compositore di musica strumentale e vocale – presenta “Limes”, su testo in esperanto, che sarà interpretata dal soprano Caterina Belvedere. Nelle parole di Sommani “è arduo stabilire in quale momento la voce umana varchi il confine del significato verbale e defluisca nel tempestoso mare dei suoni musicali: un territorio in cui ogni eventuale possibilità di comunicazione non è subordinata a una lingua particolare ma si affida alla sensibilità, all’attenzione, all’ascolto di ogni essere umano in quanto tale. È forse in ciò che l’utopico e visionario esperimento di Zamenhof, il sogno di una lingua comune a tutti i popoli, si avvicina al mestiere del compositore e del musicista in generale”. Alkemia a Milano Design Week è anche cultura!
DIGITAL DETOX DESIGN
Digital Detox Design è un team di professionisti della comunicazione, designer e brand che
intende portare l’attenzione sull’importanza di disconnettersi dai nostri smartphone per
riconnettersi con altre dimensioni dell’esistenza e recuperare il senso del nostro agire e del nostro
vivere riappropriandoci della bellezza e dell’intensità del momento presente.
L’uso costante dello smartphone, infatti, sta producendo effetti negativi sulla qualità delle nostre
vite sia a livello individuale che sociale: riduzione della concentrazione, stress da approvazione,
diminuzione della memoria, depressione, perdita di capacità di analisi.
Digital Detox Design è un progetto che invita a depurarsi dal sovraccarico informativo attraverso la creazione di spazi in cui respirare e poter interagire con la materia e le persone per portare il design a un livello superiore, oltre la progettazione di complementi di arredo. Un design sensibile alla nostra esigenza più profonda: essere umani.
QUANDO 8 ottobre 2020 ore 20,30 5 novembre 2020 ore 20,30 3 dicembre 2020 ore 20,30
CREDITI
Un evento ideato e curato da Alessio Conti
Progettazione spazi espositivi: Stefano Lodesani Studio Grafica: Matteo Bandi Website: Sapiens Design Studio Media Partner: Ciuri Mood, Design Outfit, Smart Break Consulenza olfattiva: Carlo Sargenti Artisti: Ludovica Baraldi, Francesca Catellani, Gaetano Fiacconi, Vera Pravda Musiche: Andrea Sommani, Daniele Zamboni Violinista: Pietro Fabris Soprano: Caterina Belvedere Foto e video: Andrea Colacicco Talk: Monica Bormetti, Francesco Pozzi, Davide Dal Maso di Social Warning – Movimento Etico Digitale, New Train Manifesto
IN OCCASIONE DI BOLOGNA DESIGN WEEK 2019 DIGITAL DETOX DESIGN PRESENTA ALKEMIA, UN PERCORSO TRA ARTE, DESIGN, MUSICA E PROFUMI PER CONOSCERE L’ESSENZA DELLA MATERIA.
In occasione di Bologna Design Week 2019, Digital Detox Design presenta “Alkemia”. Dopo Living Experience, in via Solferino 11 a Milano durante la scorsa edizione del Fuorisalone, Digital Detox Design approda a Bologna con un progetto tutto nuovo che trae ispirazione dal mondo degli alchimisti.
Alkemia – Video Art
Nell’era dell’iperstoria le difficoltà di conciliare progresso tecnologico e valori etico-culturali con la dimensione umana, impattano con evidenza nel nostro quotidiano. Il tempo con il digitale si moltiplica e si frantuma, ragazzi iperconnessi vivono ormai dimensioni assimilabili a Hikikomori, i luoghi si virtualizzano, la nostra capacità di lettura, analisi e memorizzazione si scontra ogni giorno con un crescente stress da notifica. Anche la produzione di arredi e complementi, il modo stesso di vivere e abitare pare risentire di queste trasformazioni appiattendosi su logiche di mercato alla spasmodica ricerca dell’ennesimo dispositivo da collegare, aggiornare, ricaricare, consumare.
Attraverso la singolarità e la specificità dei manufatti dei diversi designer, Alkemia intende stimolare una riflessione più ampia sul senso della creatività. Sperimentando i diversi stati della materia della tradizione alchemica (albedo, rubedo e nigredo) il visitatore è inviato a un contatto profondo con gli oggetti esposti per conoscerne i segreti, i profumi, le vibrazioni, le narrazioni.
Ideato e curato da Alessio Conti, Alkemia è un percorso artistico in cui la materia si dissolve, si purifica e si ricompone. L’oggetto di design diviene così segno tangibile di una trasmutazione, di processi creativi che affondano le proprie origini nell’alchimia. Estrazione, fusione, bruciatura, saldatura sono forme di trasformazione utilizzate ancora oggi nella creazione di materiali come il grès porcellanato o l’acciaio. Una trasmutazione che riguarda soprattuto le idee che grazie all’ingegno divengono prodotti concepiti per soddisfare le esigenze pratiche ed estetiche contemporanee.
Alkemia è un progetto reso possibile grazie alla collaborazione tra mondo manifatturiero, designer e artisti.
Ascari Falegnami ha realizzato appositamente per questa installazione un portale in abete con invecchiamento naturale e dei divisori dal design geometrico in noce canaletto. Doodesign espone Lucciolight, un rivestimento murale che reinterpreta un tessuto di William Morris per condurci in un mondo dalle atmosfere magiche. Matteo Bandi porta da Londra Sidekicks, una serie di oggetti tecnologici votati alla depurazione e al benessere digitale. Matteo Giannerini presenta M.I.N.E., una linea di complementi d’arredo che sovverte l’utilizzo di forme precise, proponendo una riflessione sulla cultura e sul ruolo del design come strumento democratico di unione e apertura. La creatività di Pollini Home si manifesta con la realizzazione di un piano cucina realizzato su un banco di falegnameria e dei volumi in grès porcellanato. Vincitore del premio Rebell, il brand Nestart ha scelto Alkemia per il lancio ufficiale della nuova superficie pensata per il mondo del design e dell’architettura mettendo in mostra tavolini che attingono dalla tarsìa Rolese per riproporla con materiali evoluti ed eco-sostenibili e realizzando l’arcata di ingresso alla mostra.
Alessandro Mattia e Gloria Gianatti di Sapiens Design, vincitori del Red Dot Award 2019 nella categoria Product Design espongono, oltre all’iconica Oplàmp attualmente al Design Museum di Essen, Intrecci,innovativicomplementi d’arredo nati per valorizzare un tessuto della tradizione popolare e la sua tecnica di lavorazione a telaio. La preview di Czech Design Week vede protagonista il vaso di František Jungvirt in cui il vetro diviene contenitore di processi di trasformazione fisica.
L’allestimento espositivo è a cura di Stefano Lodesani Studio, cheha già firmato prestigiosi progetti per mostre quali “Confessionali” di Michael Kenna nel 2017 e la recente su Antonio Fontanesi presso i Musei Civici di Reggio Emilia. Per Alkemia ha sviluppato un percorso in cui gli stati alchemici si raccontano attraverso il colore, la luce e i profumi creando suggestioni simboliche e un’esperienza sensoriale unica che esalta il rapporto tra uomo e manufatto.
Daniele Zamboni, in collaborazione con Olfattiva, esalterà l’emozione evocata da ciascuna delle opere presentate con “Sette silenzi per violino solo”, suonata dal M° Pietro Fabris e profumi appositamente realizzati e associati ai diversi oggetti. All’interno si troverà un’opera di Visual art a cura di Lorenzo Fornaciari che permette al visitatore di interagire con particelle, fotoni e strutture archetipiche. Le fotografie di Francesca Catellani completano l’esperienza con Underskin, una ricerca che ha condotto l’autrice a sperimentare una dimensione di continuità tra coscienza di veglia e immagini oniriche a partire dallo studio del Libro Rosso di C. G. Jung. Infine, nella serata di Mercoledì 25 settembre, in occasione della Design Night, la materia diviene movimento e danza con la performance di Sabino Barbieri.
Dove
Lo spazio verrà allestito presso ADIACENZE in Vicolo Spirito Santo 1/B a Bologna.
Date e Orari
Esposizione
23-28 settembre 2019 dalle 14.00 alle 20.00
Inaugurazione e press preview
23 settembre 2019 dalle 18.00 alle 22.00
Design Night
25 settembre 2019 dalle 19.00 alle 24.00
Finissage
28 settembre 2019 dalle 18.00 alle 22.00
Un evento ideato e curato da Alessio Conti Progettazione: Stefano Lodesani Studio Logo e grafica: Matteo Bandi Website: Sapiens Design Studio Digital content editor: Chiara Ferrari
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Digital Detox Design è un progetto che invita a depurarsi dal sovraccarico informativo attraverso la creazione di spazi in cui respirare e poter interagire con la materia e le persone. L’idea è quella di elevare il design a un livello superiore, oltre la progettazione di complementi di arredo. Un design sensibile alla nostra esigenza più profonda: essere umani.L’uso costante dello smartphone sta infatti producendo effetti negativi sulla qualità delle nostre vite sia livello individuale che sociale: riduzione della concentrazione, stress da approvazione, diminuzione della memoria, depressione, perdita di capacità di analisi. Digital Detox Design intende portare l’attenzione sull’importanza di disconnetterci dai nostri smartphone per riconnetterci con altre dimensioni dell’esistenza e recuperare il senso del nostro agire e del nostro vivere riappropriandoci della bellezza e dell’intensità del momento presente.Ideato e curato da Alessio Conti, il progetto mira, attraverso il design, l’uso dei materiali, la scelta dei colori e della luce a collegare le persone attraverso una rete più ampia di qualsiasi altra, quella del respiro e del contatto.
ALKEMIA: DIGITAL DETOX DESIGN A BOLOGNA DESIGN WEEK 2019
Dal 23 al 28 settembre, in occasione di Bologna Design Week 2019, Digital Detox Design presenta “Alkemia”.
Alkemia, il nuovo progetto di Digital Detox Design
DopoLiving Experience, in via Solferino 11 a Milano durante la scorsa edizione del Fuorisalone, Digital Detox Design approda a Bologna durante la settimana del CERSAIE con un progetto tutto nuovo che trae ispirazione dal mondo degli alchimisti.
Alkemia è un percorso artistico in cui la materia si dissolve, si purifica e si ricompone. L’oggetto di design diviene così segno tangibile di una trasmutazione, di processi creativi che affondano le proprie origini nell’alchimia. Estrazione, fusione, bruciatura, saldatura sono forme di trasformazione utilizzate ancora oggi nella creazione di materiali come il grès porcellanato o l’acciaio. Una trasmutazione che riguarda soprattuto le idee che grazie all’ingegno divengono prodotti concepiti per soddisfare le esigenze pratiche ed estetiche contemporanee.
Piano interrato di Adiacenze a Bologna
Nelle sale di Adiacenze, in vicolo Spirito Santo 1/B, a due passi da Piazza Maggiore e dalla casa di Lucio Dalla, il visitatore troverà uno spazio esperienziale in cui gli oggetti entrano in risonanza con suoni, fragranze e racconti, invitandolo a un momento di disconnessione/riconnessione, un’occasione di trasformazione di stati meta-fisici.
L’allestimento espositivo è a cura di Stefano Lodesani Studio, che ha già realizzato importanti progetti per mostre quali “Confessionali” di Michael Kenna nel 2017 e la recente su Antonio Fontanesi presso i Musei Civici di Reggio Emilia, in collaborazione con Adiacenze.
Le fragranze sono fornite da Olfattiva con la consulenza di Daniele Zamboni che comporrà inoltre le musiche. Visual art a cura di Lorenzo Fornaciari e Francesca Catellani.
Dal 23 al 28 settembre ti aspettiamo per scoprire la magia della materia.
Digital Detox Design è un progetto che invita a depurarsi dal sovraccarico informativo attraverso la creazione di spazi in cui respirare e poter interagire con la materia e le persone. L’idea è quella di portare il design a un livello superiore, oltre la progettazione di complementi di arredo. Un design sensibile alla nostra esigenza più profonda: essere umani.
L’uso costante dello smartphone sta infatti producendo effetti negativi sulla qualità delle nostre vite sia livello individuale che sociale: riduzione della concentrazione, stress da approvazione, diminuzione della memoria, depressione, perdita di capacità di analisi. Digital Detox Design intende portare l’attenzione sull’importanza di disconnetterci dai nostri smartphone per riconnetterci con altre dimensioni dell’esistenza e recuperare il senso del nostro agire e del nostro vivere riappropriandoci della bellezza e dell’intensità del momento presente.
Ideato e curato da Alessio Conti, il progetto mira, attraverso il design, l’uso dei materiali, la scelta dei colori e della luce a collegare le persone attraverso una rete più ampia di qualsiasi altra, quella del respiro e del contatto.
Dove
Lo spazio verrà allestito presso ADIACENZE in Vicolo Spirito Santo 1/B a Bologna. ADIACENZE è uno spazio ibrido, dinamico, nel quale l’arte emergente pura va ad affiancarsi e a fondersi con realtà sperimentali appartenenti al campo dell’editoria, dell’illustrazione, del fumetto e del design.