Vivendo ogni giorno il web mi sono accorto che non sempre grande azienda è sinonimo di comunicazione efficace.

In che senso, parafrasando Bateson, voglio parlarvi di ecologia del marketing?

Mi è capitato di imbattermi in siti, anche di grandi (grandissime) aziende senza blog o link ai canali social. Siti totalmente privi di qualsivoglia forma dialogica in cui l’unico modo di entrare in contatto è un form da compilare in una pagina asettica. Mi sono più volte chiesto come fosse possibile. Difficile credere che nessuno abbia proposto a queste aziende di rinnovare la loro comunicazione online. Credo piuttosto che ci siano dei timori nei confronti dei social che, in effetti, possono danneggiare l’azienda se non utilizzati in modo adeguato. Ogni brand ha una propria storia ma credo che una regola ci sia: non esistono i Social senza un nuovo modo, curioso ma non ottusamente aperto al nuovo, di approcciarci al Business.

Cosa intendo dire?
Intendo dire che di fronte e attorno a noi ci sono persone che meritano la verità. Persone che prima che clienti e consumatori sono esseri umani che hanno diritto ad essere informati correttamente e di essere ascoltati. Di lavoro racconto storie ma raccontare storie non significa buttare fumo negli occhi. Un cantastorie sa narrare la realtà in modo immaginifico se volete ma non per questo falso. Per questo cerco di fare della coerenza e del rispetto del Brand, di sé e degli altri il fondamento di ogni strategia social. Quindi prima di aprire l’ennesimo canale di comunicazione interroghiamoci su cosa stiamo facendo e cosa stiamo comunicando perché i piani di comunicazione sui Social Network falliscono laddove fallisce il rapporto tra noi e il nostro pubblico.

Un Marketing 2.0 a mio avviso è necessariamente organico, creaturale, perfettamente integrato in un sistema più ampio di relazioni online e offline. Mi piace pensare ad un marketing etico e limpido che crea davvero opportunità, valore e fidelizzazione. In questo paradigma le trappole non sono rappresentate dai Social in sé ma da un modo errato di applicare regole passate per sfide presenti. Se è vero l’alternativa è non cogliere questa possibilità di crescita rinunciando tuttavia all’opportunità più grande che ci sia data attualmente: evolvere verso un’idea ecologica del marketing.